Regia di Emanuele Crialese vedi scheda film
Emanuele Crialese non è un regista banale, soprattutto sa, come pochi altri colleghi (almeno italiani), raccontare una storia legandola in maniera indissolubile al paesaggio, e non solo, che la ospita, ma purtroppo per lui questa volta il tessuto narrativo alle spalle è troppo forte e tanto più lo stesso diventa tale tanto più non riesce a trovare il bandolo della matassa.
A Linosa ormai si vive solo di turismo così che una famiglia del luogo si vede costretta ad affittare la propria casa d’estate e a pensare a migrare a breve, nonostante le reticenze di chi in quel luogo ci vive da sempre (il nonno) e chi comunque ci trova tutto ciò che conosce ed apprezza (il ragazzo).
Arriva l’estate e con essa i turisti, ma dal mare arrivano anche i clandestini, tra chi fa finta che nulla accada e chi invece gli fornisce il massimo aiuto possibile.
Viste le circostanze qualcosa è destinato a cambiare.
Film significativo, suggellato anche da alcune immagini bellissime, ma non compiuto fino in fondo.
Gli ci vuole davvero poco per farci entrare nella vita del posto, nelle vicissitudini di una famiglia segnata, divisa tra posizioni arcaiche (il nonno che è troppo legato alla sua terra) e quelle di chi si fa i conti in tasca (la madre che deve pensare al futuro), e con un equilibrio precario come il tempo vuole che sia per la maggioranza delle persone.
Arrivano i turisti, ma anche i disperati provenienti da un altro mondo, alla ricerca di quella “terraferma” di cui non sono i soli ad aver bisogno.
La vicenda, già buona, si allarga, la partecipazione si fa sempre più alta (e più di una scena è ricamata come si deve), purtroppo il tallone d’achille è tutto all’interno di una parte finale precipitosa e troppo di “pancia” che fa sicuramente il suo “sporco” effetto, ma lascia a dir poco spiazzati.
Una soluzione coraggiosa, forse necessaria (e forse l’unica possibile, ma in ogni caso poteva essere particolareggiata meglio), ma che sfocia troppo ferocemente e senza chiudere tutte le porte che alle spalle si lascia aperte.
Opera comunque importante, segnata dai tempi (il lavoro che manca, la voglia di cambiare vita, la dolorosa immigrazione con la morte in mare che troppi esseri umani colpisce), ma forse dagli stessi troppo condizionata, con una forma per gran parte molto buona, ma incapace di trovare un equilibrio soddisfacente dall’inizio alla fine.
Impervio, ma visivamente molto bello.
Molto suggestivo per buona parte dell'opera, ma perde il controllo sul più bello.
Regia parzialmente incompiuta, anche se gli aspetti positivi sono maggiori rispetto a quelli discutibili.
Attinente e credibile.
Più che sufficiente.
Nel complesso vive senza ritrosie l'indole del suo giovane personaggio, purtroppo quando il film cala non può che fare lo stesso.
Ardimentoso.
Rappresenta con giustezza il punto di vista di chi è da più anni su questa (e quella) terra.
Discreto.
Riesce a rappresentare in scioltezza lo spirito un pò menefreghista e più concreto di chi sta al passo coi tempi.
Sufficiente.
Nei panni della giovane turista Maura, una delle molle che smuove Filippo.
Sufficiente.
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