Regia di Emanuele Crialese vedi scheda film
E' un buon film sull'immigrazione, o meglio sul fenomeno Lampedusa, e sul dovere di aiutare quei poveri disgraziati che approdano stremati alle coste italiane. L'approccio del regista è originale e semplicemente umano; il suo stile è sobrio e senza vezzi autoriali, e sa catturare con efficacia il lato umano delle varie situazioni che rappresenta. Non c'è neppure l'ombra di ideologia anti-razzista, cioè niente di quella retorica e di quel tono polemico che pure esistono su questi argomenti, e che non aiutano né gli immigrati né gli italiani. In particolare Crialese contrappone due atteggiamenti, anzi tre: la bontà schietta di chi semplicemente sente che quei poveretti vanno aiutati, l'atteggiamento legal-burocratico che nasconde in realtà un grande egoismo, e l'egoismo spicciolo di chi vuole toglierseli dai piedi perché non allontanino i turisti e non turbino la tranquillità dell'isola.
I personaggi sono ben sbozzati, anche quando compaiono in scena abbastanza poco, come la ragazza bionda che alloggia in casa dei protagonsiti. Il ragazzo, da parte, sua mostra un interessante percorso umano. Comportatosi da vile e da egoista, sente un tremendo rimorso e tenta poi in tutti i modi di riparare al male commesso.
Forse il regista, a conti fatti, dà delle forze dell'ordine un'immagine troppo uniformemente negativa. Anche tra loro ci sono le brave persone che, in merito a quei problemi, ragionano come i vecchi pescatori dell'isola. In ogni caso, complimenti all'attore che interpreta il capo delle guardie costiere (chi è?): è proprio la tipica carogna, il guastafeste, quello che offende quando apre bocca, e quello che ha sempre bisogno di far pesare sugli altri la sua autorità.
Come nota di merito di chiusura, lo stile di Crialese è anni luce lontano da quello della fiction e dalla parte del cinema italiano che le assomiglia. Del resto lo si capisce dopo dieci secondi di film.
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