Regia di Emanuele Crialese vedi scheda film
il film di crialese è quasi tutto nel volto, negli occhi e nel corpo di filippo pucillo. oltre naturalmente nella capacità di crialese stesso di consegnarci immagini bellissime che non sono comunque fini a se stesse. che siano le prime immagini della rete sott'acqua, o dei turisti che si gettano dalla barca di fiorello e sempre sott'acqua ripresi mentre sguazzano col rumore ovattato dei loro movimenti sconnessi , o quella più horror dei clandestini che di notte tentano di salire sulla barchetta rubata da filippo, disturbando così la sortita romantica, sono immagini molto forti e che rimangono a livello emotivo. filippo e suo nonno sono pescatori e quello vorrebbero continuare a fare. ma già questo è un problema, perchè di pesca si muore(il padre di filippo) e non si campa più. poi sono più i clandestini che si pescano(e non si dovrebbe) del pesce da vendere. vivono su un'isola, già di per sè ardua, e ora di frontiera. tutto punto al disturbo delle antiche usanze, e di un sistema di vita collaudato, ma non più adatto. il mondo e le sue necessità le rendono desuete. e così è un'urgenza quella di crialese, raccontare filippo e tutto ciò che gli sta attorno, in toni quasi antropologici. pasolinianamente, filippo che non sa manco parlare l'italiano, è un oggetto da museo vivente open air. e così a parer mio, crialese ha saputo raccontare, con poche pennellate sparse ma efficaci, il dramma dei clandestini, il dramma dell'isola e il dramma di filippo e di chi vorrebbe restare e fare la vita di sempre e di chi sente l'urgenza di partire e ricominciare altrove.
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