Regia di Emanuele Crialese vedi scheda film
Terraferma e' il miraggio dei naufraghi di ieri e di oggi, entrambi spinti alla ricerca di quel paradiso che e' piu' una terra promessa che una concreta realta'. Il tema scottante dell'immigrazione e' pressoche' una costante nel cinema di Crialese, giunto con questa sua intensa notevole opera al quarto lungometraggio. E pure coraggiosa, aggiungerei, perche' trattare un argomento ancora cosi' irrisolto e tutto da definire come il problema degli sbarchi dei clandestini, significa esporsi ai quattro venti della critica e della polemica facile e premeditata.
Certo e' che a trovarsi la', in quegli scogli meravigliosi in mezzo al Mediterraneo, qualsiasi scelta si voglia intraprendere con lo straniero, si commette uno sbaglio: a raccoglierli in barca si risponde ad un comando della legge del mare, ma si viola quella dello stato, a non intervenire si fa poi i conti con la propria coscenza di esseri umani. Un nonno pescatore, la vedova del suo primogenito disperso in mare e il nipote ventenne affrontano questo dilemma con drammatica intensita' e scelgono, pur fra mille ostacoli, la via della tolleranza e del soccorso, ognuno di loro animato da un proprio sentimento o stato d'animo. Il film ha momenti davvero toccanti: mi piace ricordare l'attimo in cui la profuga, dopo aver partorito, si rivolge ad una Finocchiaro severa e dice: "Grazie..." "No grazie...Mangiare, riposare..e poi andare"..risponde ques'ultima, mentre Crialese scandisce in primi piani delle due donne la nascita di una intesa e un rapporto che le leghera' probabilmente per sempre.
La Finocchiaro riesce a conferire al suo ruolo la potenza di un personaggio che ricorda le donne forti interpretate dalla Magnani e si conferma a mio avviso la piu' potente interprete italiana del momento.
La fuga del giovane (un Filippo Pucillo cresciuto con i film di Crialese e qui giunto ad una piena maturita' interpretativa) con la scassata Santuzza sequestrata dalla Finanza e con a bordo la donna e i due figli, sara' un viaggio pieno di incognite, in un mare in tempesta non solo figurato, efficacemente mostrato dalla inquetante ripresa aerea che chiude questa ispirata e a tratti commovente coproduzione italo-francese giustamente premiata alla mostra veneziana appena terminata.
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