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Sotto il vestito niente. L'ultima sfilata

Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film

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La recensione su Sotto il vestito niente. L'ultima sfilata

di supadany
3 stelle

Ventisei anni dopo (“Sotto il vestito niente”, 1986) Carlo Vanzina torna sul luogo del delitto, ma se ai tempi il film originale, oltre ad essere fatto un po’ meglio, aveva un senso in quanto inseribile all’interno di un filone piuttosto frequentato, oggi non è altro che una riproposizione fiacca e sfiancante che era meglio proprio non fare ne tanto meno vedere (anche il pubblico in sala l’ha praticamente ignorato).

Le modelle che lavorano per l’affermato stilista Marinoni (Richard E. Grant) vengono ripetutamente trovate morte e su quanto sta accadendo decide di far luce l’ispettore Malerba (Francesco Montanari) che in poco tempo smonta le ipotesi legate a ripetuti incidenti.

Tanti i possibili colpevoli, intanto la nuova icona Britt (Vanessa Hessler) è in pericolo e Malerba deve chiudere il cerchio il più velocemente possibile.

 

Film che rientra pienamente nella bulimia vanziniana (da tempo ci “regalano” un paio di film l’anno) che in questo caso va a riprendere un loro lavoro piuttosto conosciuto e lì, più o meno, si ferma.

Fin dal primo investimento (ripreso pure molto male) è chiaro il pressapochismo vigente (il secondo finisce addirittura fuori scena) che successivamente si manifesta un po’ in tutti i frangenti possibili.

A parte un’estetica che anche affrontando un film di genere rimane di stampo televisivo, abbiamo una recitazione con parecchi tratti infimi, personaggi scritti male (e rappresentati quindi in linea e mi chiedo che ci faccia lo stimato Ernesto Mahieux), tra tutti l’ispettore Malerba e il suo compagno di indagini sono a dir poco respingenti, e dialoghi che quando va bene sono scontati (dal mondo delle passerelle ciò è anche accettabile a suo modo), ma che offrono il peggio di se in tutto l’universo riferito alle indagini.

Ovviamente non mi aspettavo certo chissà che costruzione (l’unico merito è quello di aprire più vie per lasciare un po’ di dubbio), ma nemmeno le classiche barzellette sui carabinieri trattano così male chi per lavoro deve arrestare assassini e/o delinquenti.

I Vanzina quindi continuano a razzolare sul fondo del barile, che per l’appunto raschiano in questo caso andando a ripetersi, anzi se possibile amplificano i loro limiti in quanto se dalle loro commedie sappiamo (salvo rarissime eccezioni) ormai da parecchio cosa aspettarci dimostrano anche di non saper più essere in alcun modo capaci ad essere trasversali.

Inconsistente e bislacco (non so se è voluto, in ogni caso non porta buoni frutti).

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