Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
Dedicato ad Achille Manzotti, Sotto il vestito niente. L’ultima sfilata è il punto terminale del giallo italico. Per celebrare il de profundis del thriller all’italiana e della Milano da Bere (autocitazione di Via Montenapoleone), Carlo Vanzina firma il suo film più convincente dai tempi di Il pranzo della domenica. Il regista rimette in scena i luoghi classici del giallo nostrano: un nucleo familiare malato, voyeurismo, pulsioni morbose, esotismo europeo (Svizzera, Svezia) e uno stuolo di fanciulle che - anche se uniformate allo stereotipo pubblicitario – omaggiano le scream queen di una volta come Ewa Aulin e Anita Strindberg. Fra intrighi dietro la facciata lussuosa della Maison Marinoni (un Richard E. Grant ricalcato su Valentino con tanto di dettagli biografici ben noti), il film evita di farsi sorprendere dalle anticipazioni dello spettatore e regala uno “spiegone” finale degno dei tempi che furono. Ernesto Mahieux, ottimo come in Manuale d’amore 3, fa da contraltare regionalistico a Francesco Montanari in set che sembrano l’iperuranio del lusso. Sotto il vestito niente. L’ultima sfilata è davvero il cadavere eccellente del giallo all’italiana e, per certi versi, il rovescio ideologico di Io sono l’amore di Luca Guadagnino: un cinema orfano del cinema. Pertanto triste, solitario y final.
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