Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
A fine visione, l'augurio che affiora neanche troppo inconsciamente è quello che questa possa essere realmente l'ultima sfilata dei Vanzina. Si era fatto un gran parlare di questo loro ritorno al thriller ma il risultato è di una mediocrità insostenibile, paragonabile solo a quella dei cine-panettoni di cui i due fratelli romani sono indiscussi maestri. "Sotto il vestito niente" è un gialletto fiacco, risaputo e privo di mordente. Un film prevedibile in ogni suo sviluppo, che annoia ed allibisce per superficialità nello script ed approssimazione nel girato (la sequenza del primo omicidio è di una stucchevolezza disarmante). Il mondo della moda qui messo in scena con patetici altarini non è dissimile da una qualsiasi puntata di "Beautiful" e, se possibile, l'intrigo che vi gravita attorno è ancor più elementare. Zero tensione, cattiveria inesistente, ironia defunta, citazioni di una banalità assoluta, recitazione ai limiti dell'amatoriale. Per quanto ci si possa sforzare, in questo lungometraggio non si riesce a salvare proprio nulla comprese le apparizioni di Paolo Seganti, che perlomeno ha la faccia giusta, ed Ernesto Mahieux che a livello di recitazione è sempre e comunque una spanna sopra tutti. Omicidi, eredità, affari di famiglia, scalate al successo e rovinose cadute che vorrebbero avere un respiro internazionale ma che franano miseramente nel peggior macchiettismo nostrano, esattamente come l'interpretazione del "Libanese" Francesco Montanari, annientato da una scelta dialettale tanto infelice quanto fuori luogo. Vanessa Hessler non pervenuta come al solito, inutile ed esanime soprammobile all'interno di un cast decisamente improbabile che ha il suo imbarazzante picco al ribasso nell'ennesima comparsata di Virginie Marsan. Ci sarà un motivo se a farla lavorare c'è solo il patrigno.
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