Regia di Peter Jackson vedi scheda film
Jackson, noto sprezzante del pericolo, ci riporta nella Terra di Mezzo con un film senza dubbio imperfetto, ma che garantisce uno spettacolo assicurato per gli occhi.
Dopo quasi 10 anni di distanza, Peter Jackson riporta alla luce il lavoro di Tolkien sulla Terra di Mezzo, e lo fa con il cuore in una mano e l'altra mano attaccata al portafoglio.
La cosa che fa più discutere della saga de Lo Hobbit è ovviamente la scelta di Jackson del 3D a 48 fotogrammi al secondo che dona si una notevole risoluzione dell'immagine, ma tende a rendere il tutto molto meno realistico sul piano visivo. Quest'ultima caratteristica era invece propria della saga de Il Signore degli Anelli che faceva si affidamento sulla fantasia dello spettatore, ma rendeva tutto molto più realistico, visivamente parlando.
Tuttavia, trattandosi di una storia fantasy, questa scelta dei 48 fotogrammi al secondo si rivela talvolta azzeccata poiché si integra perfettamente con il racconto di Tolkien, molto più rilassato e meno profondo de Il Signore degli Anelli.
Proprio per questo motivo, credo, la sceneggiatura non punta quasi mai sulle atmosfere cupe della prima trilogia, ma assume dei caratteri talvolta comici, talvolta molto leggeri, uniti ai momenti più action.
Inutile precisarlo, sono proprio i momenti più action i più riusciti della pellicola; merito del regista neozelandese che, nonostante la sua lontananza dal cinema più "movimentato" (King Kong è del 2005) non ha perso il suo smalto e ci regala delle memorabili sequenze di inseguimenti e battaglie dall'indubbio spessore tecnico.
Da segnalare anche il duello psicologico tra Martin Freeman e Andy Serkis, che sfoderano tutto il loro talento, e durante il quale rivediamo il famigerato anello che tutti noi conosciamo.
Non valuto questo film confrontandolo con quelli della precedente saga, poiché ogni film è un'opera a sè; quindi, in definitiva, Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato è un film non riuscitissimo, ma è capace di regalare momenti di pura gioia visiva unita alla solita eleganza che Peter Jackson possiede da sempre; una cosa non da poco di questi tempi.
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