Regia di Peter Jackson vedi scheda film
Inaspettato mica tanto. Nel senso che il difetto più lampante dell'operazione "Lo Hobbit" è proprio quello di non serbare alcun tipo di sorpresa per i propri spettatori. Da una parte capisco l'urgenza di sfruttare l'enorme successo di una trilogia a suo modo rivoluzionaria, unitamente alla possibilità di recuperare medesime locations e una parte dello stesso cast, dall'altra la vicinanza temporale rappresenta indubbiamente un limite importante che riduce il nuovo kolossal ad una sorta di cosciente déjà vu. Soprattutto in questo primo capitolo che ricicla la medesima struttura di quella compagnia dell'anello entrata ormai nell'immaginario comune. Presentazione personaggi, allegri preparativi, prime tappe e avversità. I nani però fanno tanto Biancaneve e la sequenza canticchiante nella cucina di Bilbo pare uscita dritta da una produzione Disney. I toni sono infatti meno cupi di quanto ci si possa aspettare e l'unica sequenza realmente all'altezza della prima trilogia è quella dello scontro fra montagne, visivamente imponente e di grande impatto. Il resto rimane abbastanza prevedibile, fra orchi a cui sfuggire, elfi a cui chiedere aiuto, goblin da sterminare e l'immancabile Gollum col suo tesoro in un passaggio di raccordo forse nemmeno troppo necessario. Bene Martin Freeman, funzionale nel ruolo dello spaesato ma nobile (d'animo) protagonista mentre Richard Armitage si limita a rifare un Aragorn di diversa altezza (e ahimé, carisma). Ian McKellen e il resto della brigata già nota mantengono gli standard ai quali ci avevano abituati in precedenza. Senza infamia e senza lode, sostanzialmente troppo a caldo, troppo a ridosso di un capitolo filmico talmente celebrato e riconoscibile da risultare infine niente più che una copia sbiadita.
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