Regia di Peter Jackson vedi scheda film
Pesante, ma nel complesso piacevole (alla condizione che si accetti di sottostare all’esercizio ludico di Jackson, che si incaponisce nella sua pomposa – per quanto magistrale – messa in scena), “Lo hobbit – Un viaggio inaspettato“ è il primo film della seconda trilogia dedicata da Peter Jackson ai romanzi di J. R. R. Tolkien. Film dallo straordinario dispendio di mezzi (anche economici) che però, per dividere l’omonimo romanzo in tre film, è costretto a concentrarsi su aspetti sostanzialmente marginali e didascalici (specie nella prima parte), anziché concludere il tutto con tempi più adeguati (ed auspicabili per lo spettatore). Se tale scelta, che alla lunga appesantisce un po’ il tutto, da un lato è necessaria dato che un solo libro, per contratto, deve dare vita a ben tre film, meno comprensibile è la durata di circa tre ore (manco fosse uno standard delle saghe del regista neozelandese), con l’inevitabile risultato di tediare in alcuni tratti.
Stando alle dichiarazioni dello stesso autore, il successo de “Il signore degli anelli” gli ha suggerito di girare questo film secondo uno stile similare alla precedente saga, per quanto tecnicamente differente (girato in High Frame Rate 3D e proiettato a 48 fotogrammi al secondo), anche se è piuttosto palese il diverso equilibrio tra i personaggi ed il carattere del protagonista, elementi che ne fanno una storia totalmente differente sul piano narrativo. A proposito di artifici tecnici, la nuova modalità di ripresa è decisamente funzionale alle scene di azione, evitando lo sfarfallio dello schermo durante le numerose panoramiche ed in generale nei più audaci movimenti di macchina, ma rende troppo artificiali e dunque appesantisce le scene più lente, specie quelle girate in interni.
Un film come detto fortemente e indissolubilmente legato (come d’altronde il romanzo da cui è tratto) alla precedente saga “Il signore degli anelli”, con molti personaggi della vecchia saga che interpretano dei camei. In realtà il film temporalmente è precedente alla succitata saga, dato che Bilbo Baggins, il protagonista di questa nuova trilogia, vive le vicende qui narrate durante la sua giovinezza, sessant’anni prima delle vicende che vedevano protagonista il nipote Frodo e la “compagnia dell’anello”. Tale legame si concretizza in particolare in alcune scene: ad esempio quella iniziale, in cui l’anziano Bilbo disquisisce col nipote Frodo: si tratta di artifici atti proprio a rimarcare la continuità cinematografica tra questo film e le precedente trilogia firmata da Jackson (ma nel libro di tali disquisizione non vi è traccia!).
Meno suggestivo del previsto, “Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato” deve il suo sottotitolo all’avventura che il giovane Bilbo è costretto a vivere per seguire i nani, su suggerimento di un insistente Gandalf (interpretato da Ian McKellen e innaturalmente doppiato da Gigi Proietti – personaggio troppo famoso per non indurre lo spettatore ad immaginarselo in sala di doppiaggio mentre svolge il suo compito con scrupolosità). Il tortuoso cammino in cerca della montagna invasa dal drago Smaug rappresenta la trama di questa prima parte, che avrà, come da copione, due sequel.
Film fantasy che più fantasioso non si può, tanto che in tre ore di combattimento coi tipi più loschi che si possano immaginare, i 15 protagonisti rimangono sani e salvi, uscendo fondamentalmente illesi da scontri con orchi, elfi, giganti, goblin ed altre creature poco raccomandabili.
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