Regia di Peter Jackson vedi scheda film
Ha ragione Peter Jackson quando dice che “The Hobbit” è un film indipendente dalla saga de “Il signore degli anelli”. Ha ragione perché lo è realmente e (quasi) totalmente: resta un film-spettacolo anche e soprattutto (?) per chi non ha visto i tre film precedenti, ma non tali. “The Hobbit” è un film che sorprende perché: se non hai visto la trilogia ne resti incantato/a, se invece l’hai vista ne resti incantato allo stesso modo. È proprio questa la cosa sorprendente: scoprire che Peter Jackson riesce sempre a superare se stesso.Nonostante la sua riluttanza nell'accettare la direzione della pellicola, l'iniziale rifiuto, il ripensamento, i dieci anni i attesa, i due di produzione e i quasi nove mesi di riprese, alla fine, vedendo il risultato, direi che ne è valsa (eccome!) la pena. Solo quando sono riuscita a cogliere negli occhi degli attori-protagonisti la nostalgia dell’avventura ho compreso il motivo dell’iniziale rifiuto del regista: il timore più che fondato di sentir scorrere ancora l’adrenalina nelle vene e sapere di non essere poi capace di smettere, come incapace di smettere è lo spettatore orfano di aragorn e Frodo ma adottato da Thorin Scudodiquercia e Bilbo (e chi lo credeva cosi inteliggentemente avventuriero?) che riescono degnamente a sostituire chi li aveva precedunti anche se...la mancanza resta comunque ed è forse questa l'unica pecca di questo buon film.
Il 3D è gestito in modo ineccepibile, peccato per la riduzione di luminosità che ne comporta. I 48 fotogrammi al secondo, tanto osannati da Jackson, sono una vera e propria goduria e donano alle sequenze una tempistica reale e più coinvolgente, come le musiche e la fotografia che tornano ad essere due caratteristiche che rasentano la perfezione.
Sarà stata la nostalgia. Sarà stata la lunga attesa. Sarò che ammiro Jackson ma "Lo Hobbit" non ha deluso le mie aspettative e quando ho (ri)visto quell'anello d'oro dalle scritte intarsiate non ho potuto placare l'emozione dell'anima.
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