Regia di Peter Jackson vedi scheda film
(ATTENZIONE SPOILER)
https://www.youtube.com/watch?v=BEm0AjTbsac
Comincia Lo Hobbit e subito, neanche il tempo di acclimatarci, i pensieri di Bilbo anziano ci catapultano dall’altra parte del globo, ai piedi della leggendaria Erebor, la montagna solitaria:
è l’inizio di un prologo davvero molto bello (sia chiaro), ma (1°di tante imperfezioni) forse troppo anticipato (essendo una delle scene clou, tanto attese dai fan) e comunque avrebbe avuto più senso se a raccontarlo fosse stato qualcuno che l’opulenza - e la rovina - di Erebor e Dale l’avessero vissute in 1°persona…
Vabbè, se inizio adesso - descritti solo pochi minuti di film - a rimuginare su quello che sarebbe potuto essere (e non è stato) farei un torto a Peter (al suo staff) e a questa sua stessa dignitosissima opera.
Perché, dicevo, è vero che non mancano le imperfezioni (in breve: sceneggiatura, a tratti, molto debole - certo il soggetto da cui è tratta non ha lo spessore letterario de ISDA, ma comunque la saga precedente ci aveva abituato ad un livello obbiettivamente più alto - e un po’ troppo rimaneggiata - vedasi il ruolo ritagliato per Azog, il villain di turno -. Sovrabbondanza, in specie nella città dei goblin, di effetti speciali digitali che, per quanto inappuntabili, fanno un po’ rimpiangere il crudo realismo delle buon vecchie protesi facciali.
E - ebbene sì (non lo avrei mai immaginato) - una durata eccessiva: 10-15 min. in meno gli avrebbero dato quel ritmo in più di cui, oggettivamente, la 1°parte difetta), ma non si può neanche sorvolare impunemente su ciò che c’è di buono in questo film.
Penso, ad esempio, all’immediato, profondo e piacevolissimo senso di nostalgia che attanaglia le viscere dello spettatore/fan alla vista di Frodo che bighellona spensierato negli accoglienti cunicoli di casa Baggins il giorno della festa per il compleanno di Bilbo (come se non fossero passati 11 anni da La Compagnia dell’Anello). Quasi svengo.
Penso alle panoramiche mozzafiato della bucolica Imladris/Gran Burrone (mai, mai così bella come in questo film). A dir la verità, dalle brulle praterie ai pendii scoscesi, dagli orizzonti più remoti agli antri bui e tumultuosi delle Montagne Nebbiose, nulla è sfuggito alle folli acrobazie aeree della macchina da presa, mai così impegnata ad immortalare gli scorci più belli e sconosciuti della Terra di Mezzo.
Penso alla mano vacillante di Bilbo che, mentre brandisce Pungolo contro un Gollum spaurito e perso, si lascia sopraffare da un encomiabile senso d’indulgenza e di pietà.
E penso anche alla bella colonna sonora del premio Oscar H.Shore, attento a calibrare le familiari melodie de ISDA con il nuovo straordinario leitmotiv della saga (Misty Mountains Cold).
Ma l’elenco, come si può ben immaginare, sarebbe lungo…
Dunque, sono tanti i motivi per cui amare anche questo 4°film della serie. E a coloro che ne contestano lo scarso livello di dramma ed epicità (molti “critici” hanno battuto su questo tasto) si può facilmente replicare che Lo Hobbit non è ISDA. Qua non c’è un orrore primordiale a minacciare distruzione e morte per ogni dove. Qua lo hobbit protagonista non regge le sorti dell’umanità, ma solo quelle di un eterogeneo drappello di nani. Qua si tratta di partire alla volta di Erebor e dei suoi tesori. Qua si va a caccia dell’ultimo dei grandi draghi: Smaug il Dorato (e scusate se è poco). E, se ciò non bastasse, P.Jackson ha comunque saputo disseminare la storia dinquietanti presagi destinati a germogliare, nefasti, nei 2 film a venire, così da spianare adeguatamente la strada proprio a ISDA.
In conclusione, a un film come Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato non posso che dare un voto alto (ma non il massimo). Sia per avermi concesso il privilegio d’immergermi nuovamente nello straordinario mondo di Arda (privilegio per il quale avrei accettato - di buon grado o a malincuore - ben più di un compromesso). Sia perché la fugace inquadratura dell’occhio di Smaug rappresenta, per me, la solenne promessa che dal prossima film ci sarà (ancor più) da divertirsi.
Non si può certo gridare al miracolo, vero. Non ancora, però.
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