Regia di Gianni Amelio vedi scheda film
Un'ottima pellicola dove Gianni Amelio, con il suo inconfondibile stile di narratore di storie individuali che diventano il fulcro anche se inserite nella Storia vera e propria, riesce a raccontare con innegabile capacità le vicende autobiografiche di Albert Camus, tratte dal suo ultimo romanzo
Gianni Amelio è sempre riuscito a dare un'impronta profondamente radicata sull'importanza delle origini, e sul segno distintivo che finiscono per avere nella storia di ogni individuo (lui stesso per primo, in quella Calabria apparentemente immota e perfettamente riprodotta durante il viaggio del giovane carabiniere ne "Il ladro di bambini"). Così l'infanzia di un grande scrittore come Albert Camus, la sua Algeria dove è cresciuto e dove si ritroverà a tornare negli anni della lotta per l'indipendentismo, sono ancora una volta uno spunto egregiamente sviluppato da un regista che ha comunque sempre l'attenzione concentrata sulle singole storie più che sulla Storia nella sua interezza (e che qui forse, unica pecca, rimane fin troppo in controluce rispetto a pellicole con un approccio ben diverso, e voluto, come "La battaglia di Algeri"). Sembra a tratti di rivedere il Tornatore che rientra nella sua Sicilia da regista ormai affermato, ma anche e soprattutto il personaggio interpretato da Pierfrancesco Favino nel recente "Nostalgia" in questa ambivalenza verso la città di origine (in quel caso una camaleontica Napoli), fulcro al tempo stesso di attrazione e distacco come in un perenne eleastico della memoria. Ottima in particolare la parte dell'infanzia, dove un eccellente piccolo protagonista, le cui capacità saranno sviluppate e comprese da un tenace maestro,rimanda all'importanza di un mentore che segni la strada per tutti quei bambini di talento ma con alle spalle un destino segnato da miseria e mancanza di istruzione.
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