Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
Paolo Sorrentino in trasferta USA non delude le attese. Eppure il percorso scelto dal regista era sulla carta assai pericoloso. Confrontarsi con il "Road Movie", con il paesaggio americano, attraverso gli occhi di un personaggio difficile da amare e comprendere immediatamente, come quello di Cheyenne, divo Pop Rock oramai in pensione, non era facile. E c'è molto altro ancora in "This Must be the place": forse troppo. Anche se il film procede a strappi, con momenti più riusciti rispetto ad altri, la sfida è comunque vinta dal regista, grazie anche alla prova, al solito magnifica, di Penn, uno zombie vivente che cammina, quasi un amorevole e malinconico Ozzy Osbourne, capace di pronunciare parole di inaspettata tagliente lucidità nel suo difficile percorso di autocoscienza. Fare delle "scelte" nella vita, può essere assai doloroso ma se non le si fanno, quando ce ne accorgiamo, a volte è troppo tardi. La sua "maschera" domina ogni singola scena del film e chi rimarrà poco coinvolto dal suo personaggio, trovandolo magari a tratti involontariamente comico invece che tragico, non riuscirà ad apprezzare appieno il film. Dal punto di vista della messa in scena il film è però senza dubbio una vera bellezza: Sorrentino sfoggia a più riprese tutta la sua bravura (il concerto "omaggio" al "vero" artista Davin Byrne) fatto anche questo che condizionerà nella valutazione del film coloro che gli rimproverano appunto il suo voler essere (troppo) Autore. Come in parte scrivevano (e rimproveravano) a Spike Lee nei suoi primi (quelli sì meravigliosi) film. Ma ben vengano certe sequenze (notevole a tal proposito il contributo nella direzione della fotografia di LucaBigazzi) certe splendide carrellate, distanti anni luce dalle nostrane usualmente piatte immagini televisive. Per quanto mi riguarda, siamo davanti insomma (non al miglior Sorrentino ma comunque) ad uno dei migliori film del 2011 visti sino ad oggi. Voto: 7,5
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