Regia di Lars von Trier vedi scheda film
Due sorelle, un luogo indefinito, l'arrivo di qualcosa di incombente, la minaccia per la propria esistenza. È un vero e proprio dittico al prezzo di un solo film questo Meloncholia, che prima mette in scena le bizzarrie di Justine (Dunst, Palma d'oro a Cannes per la migliore interpretazione femminile) in occasione del suo matrimonio faraonico, durante il quale sia il padre (Hurt) che la madre (Rampling) danno prova di un'inarginabile vocazione eterodossa, e dopo racconta le ansie e le paure generate in Claire (Gainsbourg), sorella più assennata che deve fare i conti, insieme alla stessa Justine ormai in trattamento psichiatrico, al ricchissimo marito (Sutherland) e al figlioletto, con lo scontro ormai prossimo tra l'asteroide Melancholia e le Terra, preparandosi così alla morte. Con lo stile personalissimo che gli è consueto - stavolta fortemente connotato dai bruschi movimenti di macchina, dal montaggio onirico delle scene iniziali, dall'alternanza tra campi lunghissimi e close up - Von Trier inscena il disagio esistenziale di due donne giunte al bivio delle rispettive esistenze. Carico di simbolismi spesso criptici ma anche di trovate visive spiazzanti, il film si lascia apprezzare più per la potenza caustica della prima parte che per lo sconfinamento nel fantastico della seconda, pur mantenendo in entrambe assai alta la carica di tensione.
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