Regia di Lars von Trier vedi scheda film
La bella sposina Justine cade in un abisso di depressione il giorno stesso delle sue nozze, durante un imbarazzante ricevimento al termine del quale si nega all'innamorato consorte per concedersi ad un giovane sconosciuto. La posata sorella Claire, nonostante il fastidio di suo marito, il razionale John, si prende cura di lei accudendola nelle esigenze più elementari, mentre un misterioso pianeta errante sembra avviato alla collisione con la Terra. Credo di non aver mai invocato l'apocalisse come nei 130 minuti trascorsi a martellarmi le gonadi con la visione di questo "capolavoro" di Lars Von Trier. In effetti devo ammettere di non essere la persona più adatta ad opinare un film del regista danese: quelli che ho visto, almeno quei pochi che sono riuscito a vedere fino alla fine, li ho sempre trovati insopportabili, sadici, tronfi, ridondanti, ricattatori e terribilmente presuntuosi. "Melancholia", purtroppo, non fa eccezione: per quello che ci ho capito (ma potrei sbagliarmi e, tutto sommato, chi se ne frega), la depressa Justine dovrebbe rappresentare il pianeta vagante e quindi l'irrazionalità che finisce per annientare la Terra e, con essa, la "normalità" borghese incarnata dai coniugi Claire e John. Tutto questo, invero poca roba, spalmato su oltre due lentissime, strazianti, ore, con quattro attori e quattro comparse praticamente in una singola claustrofobica ambientazione e con in bella (si fa per dire) evidenza i soliti vezzi della telecamera tremolante e le consuete immagini cartolinesche che, alla faccia dei dogmi, fanno tanto spot di MTV, alternando silenzi interminabili ad altrettanto infiniti intermezzi di musica classica a palla (nel vero senso della parola). Incomprensibile come questo insostenibile profluvio di presunzione sia stato considerato da tanti un film da cinque stelle: io mi fermo a due e la seconda è solo perché Von Trier è riuscito a far spogliare Kirsten Dunst... almeno questo concediamoglielo.
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