Regia di Lars von Trier vedi scheda film
Voglio partire con una premessa: questo è il secondo film del regista che vedo. Il primo era stato Dogville, e l'impatto era stato dei più negativi, tanto che mi ero ripromessa di non accostarmi mai più a un' opera di questo regista.
Ebbene, Dogville non mi era piaciuto; mi ero sentita palesemente presa in giro dalla palese finzione, e credo anche di aver avvertito un sottile senso di colpa e forte fastidio.
Dico questo per farvi capire lo stato d'animo con cui mi sono avvicinata a Melancholia, non dico pregiudizio, ma forte ansia, sicuramente.
Mi avevano molto incuriosito alcune belle recensioni lette in questo sito, così ho deciso che avrei tentato la visione, senza sapere se sarei riuscita ad arrivare in fondo.
Non prendetemi per pazza, ma credo di poter dire che l'idea dei pianeti che si scontrano non è un' invenzione totalmente nuova del regista (magari è solo una coincidenza, ma ricordo una scena simile vista in una serie a cartoni animati degli anni '80, ma non ricordo quale sia... potete illuminarmi?) e dicendolo non voglio certo sminuire il film, ma le fonti di un artista possono essere le più svariate e le suggestioni infinite.
Ebbene, posso dire tranquillamente che il film mi è piaciuto; è visivamente e poeticamente molto bello, nonostante io non riesca a condividere il profondo pessimismo, il nichilismo, la mancanza assoluta di speranza... forse...
Ma davvero è senza speranza questo film?
Perchè un piccolo dubbio mi è venuto di fronte a quel pianeta azzurro come acqua che 'ha un'aria amichevole' come dice Claire - fascinazione della morte? Inganno? - che investe e distrugge la terra e l'umanità con essa.
Von Trier avrebbe potuto scegliere un altro colore: un pianeta rosso come il fuoco che distrugge, nero come l'angoscia, grigio - quest' ultimo forse più indicato alla malinconia/depressione che vorrebbe rappresentare - ma sceglie l' azzurro, un colore concettualmente più spirituale, legato all'elemento dell'acqua da cui ha origine la vita.
Nulla si crea e nulla si distrugge alla fine.
E forse tutto ritorna sotto un' altra forma.
"La Terra è cattiva" dice Justine rivolgendosi a Claire.
Mi sembra una frase emblematica che rappresenta il disamore per la vita, per questo pianeta in modo particolare, che riesce a essere accogliente e ostile allo stesso tempo, con la sua umanità degradata ed egoista, preoccupata solo delle cose materiali. (I personaggi che si vedono durante il matromonio di Jastine)
Eppure, in questo desiderio di morte - tipico di chi è depresso, e non è raro il suicidio - forse c'è la disperata, assurda speranza di qualcos'altro, di una vita priva del suo peso, di un' esistenza senza affanni espressa in un'altra dimensione... o forse, così voglio vederla io.
Senza dubbio sono lontana dall' interpretazione corretta, ma proprio non riesco ad accettare questo 'nulla'.
Probabilmente non riuscirò mai a innamorarmi di questo regista e della sua poetica.
Ma bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare.
E a questo film il suo giusto valore che indubbiamente ha.
Un ottimo film, suggestivo e non facile, sconvolgente, angosciante negli ultimi minuti quanto nell'incipit che vuole prepararci a quello che deve accadere.
Ma troppo lontano dalle mie corde più intime.
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