Regia di Lars von Trier vedi scheda film
Se il film di Lars von Trier durasse 8 minuti - tanti sono quelli che compongono l'eccezionale incipit - non avrei esitazioni a dargli cinque stellette: sulle note languide del 'Tristano e Isotta' di Wagner assistiamo ad un primo piano su Kirsten Dunst stravolta, poi il dipinto 'La notte dei cacciatori' di Brueghel viene oscurato, così come un piccolo astro da un pianeta; dopo ritroviamo la Dunst, ripresa al ralenty, immersa in una natura ostile, in cui l'autore cita palesemente il dipinto 'Ofelia' di Millais, in alternanza alle immagini di due pianeti, uno grande (Melancholia) e uno piccolo (Terra) che, prima si avvicinano e, alla fine, il secondo viene come inghiottito nel primo.
Dopo un prologo a dir poco imponente e maestoso, il regista danese cambia totalmente registro e nelle due parti di cui è composto il resto del film - 'Justine' e 'Claire', dal nome delle due sorelle interpretate con uguale bravura dalla già menzionata Dunst, che ottenne la Palma d'Oro a Cannes con questo tour de force da sfinimento fisico, e dalla francese Charlotte Gainsbourg, anch'essa, secondo il mio modesto parere, meritevole di un riconoscimento - torna alla fastidiosa e famigerata camera a mano, con interminabili scene infarcite di dialoghi al limite del ridicolo e situazioni imbarazzanti, con cadute di ritmo spropositate, vista anche la durata. Interessante il lavoro di ribaltamento del genere catastrofico, togliendo del tutto la componente dell'azione e puntando l'attenzione sulle conseguenze di carattere psicologico che tali fenomeni causano agli individui ma tutto è a livello di idee, che necessitavano quantomeno uno sviluppo.
Voto: 5 (visto in v.o.s.)
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