Regia di Lars von Trier vedi scheda film
Sono andata a vedere questo film senza sapere cosa aspettarmi: ho fatto bene.
Un film sulla depressione profonda, sul disagio del vivere, ma anche di più: un insieme di immagini, suoni, rumori, luci, colori e ombre...e mille espressioni, tutte a raccontare a dipingere quello che è uno degli stati più cupi e bui della personalità umana.
Il film si divide in 3 parti:
La prima di almeno 10 minuti, in cui il regista lascia all'astrazione, alla visione onirica, alla pura sensazione emotiva tutto quello che il film ci racconterà nelle seguenti due ore. Il film potrebbe finire così,e sarebbe bellissimo ugualmente.
La seconda parte è dedicata a Justine (la premiata Kirsten Dunst), nel suo giorno delle nozze, dopo la cerimonia, in una limousine cerca di raggiungere la villa lussuosa della sorella Claire (la bravissima Charlotte Gainsbourg) e di suo marito dove c'è la costosa e raffinata festa con la cena.
La strada è tortuosa e la limousine non riesce a raggiungere la villa, i due sposi arrivano in ritardo e a piedi, attesi dai cognati. Tutto sembra perfetto, gli sposi felici, tutto ben programmato dal gran cerimoniere di nozze (un simpatico e sempre da me graditissimo nel vederlo Udo Kier), ma la dolce Justine si inizia subito a rabbuiare ed a estraniare dopo un discorso disfattista fatto dalla madre sul matrimonio.
Il buio inizia a sovrastare sulle luci, Justine si isola, cerca il suo spazio al di fuori della casa, piscia nel campo da golf da 18 buche del cognato, cerca conforto nei cavalli nella stalla, vaga a piedi nudi nel parco. Claire capisce cosa sta accadendo, e appena può raccomanda alla sorella: “niente scenate”! É orribile doversi sentire felici quando non lo si è, quando si è promesso a chi ci ama di esserlo, sono promesse impossibili da mantenere quando si sta così male. Così Justine cerca conforto nel mettere a letto il suo piccolo nipotino, nel sonno, nel bagno caldo, nella solitudine...che però nel giorno delle sue nozze è impossibile concederle.
Il giovane e novello marito cerca di farla contenta, di renderla complice, le regale un frutteto, la riempie di attenzione, tutte cose che farebbero contenta chiunque sposina, ma Justine ne rimane quasi infastidita, e lo lascia solo nella camera nuziale, dicendogli di “aspettare un momento”...non tornerà mai più.
La depressione di Justine coinvolge e travolge tutti quelli che ha intorno: il marito ne è la prima vittima, che non avendo compreso la gravità della sua condizione ne rimane ferito e stordito.
Provoca la rabbia del cognato che ha pagato l'intero e costoso ricevimento, e si aspettava come riconoscimento la felicità di quella cognata incomprensibile.
Provoca la fuga del padre che non accetta l'invito della figlia nel passare la notte in casa con loro, ma scappa da quella casa infelice perché “ha ricevuto un passaggio per casa che non poteva rifiutare”.
Provoca la pietà e l'odio della sorella Claire che si prodiga inutilmente nel curare Justine, nel farla stare bene.
Provoca il disprezzo verso il proprio datore di lavoro, verso il quale riversa tutto il suo rancore.
Provoca la tanto aspirata solitudine per Justine, unica vera medicina in questi casi, che peggiora le cose quando si pensa che le migliori...che proprio come una medicina rimane amara al primo sorso, ma della quale non si riesce più a farne a meno appena se ne apprezzano i benefici.
La terza parte è dedicata alla sorella Claire, e al passaggio del pianeta Melancholia vicino alla Terra.
Claire è terrorizzata da questo fenomeno, ha paura che il pianeta precipiti sulla Terra, e a niente valgono le rassicurazioni del marito scienziato, che le assicura che ciò è matematicamente impossibile. Claire invita Justine, molto depressa, a passare quei giorni alla villa con loro. Le cure della sorella sono materne, affettuose, di pura dedizione, ma che poco avvicinano le due sorelle, che rimangono come su due binari paralleli.
La notte del massimo avvicinamento di Melancholia alla Terra arriva, il pianeta sorge dall'orizzonte ed è bellissimo ma inquietante, e influenza gli stati d'animo di tutti, anche dei cavalli, della natura tutta. Durante la lunga notte, Claire si tranquillizza quando vede il pianeta allontanarsi, e riesce a prendere finalmente sonno.
Ma il peso di Melancholia non si allontana così facilmente, senza lasciare segni. Il pianeta si avvicina molto il giorno dopo, il marito di Claire non sopportando la paura dell'impatto si uccide nella stalla, i cavalli si tranquillizzano, Claire entra nel panico, dopo una frugale colazione decide di scappare con il figlio, con la macchinetta elettrica da golf, che improvvisamente diventa quasi come la navetta di emergenza del Discovery in “2001 Odissea nello Spazio”, attraversa confini deserti ma ritorna al punto di partenza. Lo scontro tra Melancholia e la Terra è imminente, il pianeta sovrasta il cielo. Claire è terrorizzata, Justine è rassegnata, il bambino incosciente di quanto sta succedendo accetta di buon grado il suggerimento di Justine di costruire una capanna magica dove rifugiarsi.
Melancholia travolge la Terra, lasciando i protagonisti del film al loro destino. Il buio del finale è quello terribile dell'angoscia che la natura umana troppo spesso ci fa conoscere. C'è chi non avendola mai incontrata quando la incrocia ne rimane schiacciato senza riuscire a combatterla (come succede al marito di Claire), chi ci convive da sempre la sa accettare (come succede a Justine), chi l'ha sempre curata negli altri la odia e la teme, rimanendone terrorizzato (come succede a Claire), chi è ancora innocente e senza filtri né strutture riesce a comprenderla meglio e a trovare soluzioni (come succede al bambino)....
”Quando ti chiedi in qualche letto sconosciuto,
che cosa hai fatto e perchè vivi in tanta estraneità.
Sapessi che dolore l'esistenza
che vede nero dove nero non c'è n'è.
Il fatto è che non posso più tornare indietro
che non riesco a vivere con te ne senza di te,
credimi.” (Stage door, F. Battiato)
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