Regia di Lars von Trier vedi scheda film
Saturno e la melancholia.
Melancoliche visioni di morte. Pianeti in rotta di collisione e un'inevitabile schermo nero (a nessuno mancherà la razza umana, tantomeno il cinema). Colta (ri)elaborazione iconografica che ha le sue radici nella culla della cultura occidentale stessa, passando obbligatoriamente per l'arte rinascimentale nordica. Un ennesimo personaggio in bilico tra cielo e terra, legato agli umori saturnini della sua natura profetica, di chi sa (e non può fingere di non sapere) come funziona l'universo. Provocazioni che scuotono lo spettatore al punto giusto, salvandolo dalla perdizione in fiumi di parole e dialoghi forzatamente melancolici. E poi la solita rabbia trattenuta a stento, violenza che non riesce a deflagare tra gli anfratti di una vita borghese colma di "fottuti rituali".
Quanto di tutto questo sia genuina espressione di una mente creativa e quanto invece sia narcisistica autocomunicazione da parte di uno sbruffone con il gusto per l'offesa gratuita, non ci è dato saperlo. Per ora godiamoci lo spettacolo in prima fila, senza bisogno di troppe lenti e marchingegni, magari dimenticandoci per un po' di una nozione romantica e decadente di autorialità della quale Von Trier stesso si sente evidentemente figlio, con tutte le spocchiosità che ne conseguono.
Meno penso a Von Trier più Melancholia mi piace. Mi rimane un dubbio: Jack Bauer cosa farebbe se un pianeta minacciasse di schiantarsi su L.A. e sul CTU? Con chi diavolo se la prenderebbe?
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