Regia di Lars von Trier vedi scheda film
Justine: mentre si accinge a raggiungere il ricevimento delle sue nozze insieme al novello sposo, la donna è gioiosa quasi euforica. Man mano però che le ore procedono e lo svolgimento della cerimonia prova a prendere il suo corso, Justine è turbata dalla sua depressione, di cui il marito non conosce l’esistenza, ed inizia a comportarsi in modo sempre più assurdo e incontrollato fino a far naufragare non solo il ricevimento stesso ma anche il suo matrimonio;
Claire: la sorella maggiore di Justine si prende cura di lei in un momento acuto della sua depressione, ospitando la fragile donna nella tenuta di proprietà, che era stato poi lo stesso luogo del ricevimento di matrimonio, nello stesso periodo in cui il pianeta Melancholia minaccia la Terra.
La traiettoria dell’enorme pianeta Melancholia, sembra virare verso la Terra. Per alcuni dovrebbe a stento riuscire a sfiorarla, per altri la catastrofe è assicurata. Tra l’indifferenza di Justine, l’angoscia di Claire mai placata dal marito John, appassionato di astronomia, Lars von Trier ci mostra la psiche umana in relazione ad una catastrofe; sembra che l’ispirazione sia venuta al regista durante una sessione del suo personale percorso psicologico per curare il disturbo depressivo, in cui ha appreso che le persone depresse possiedono più calma e maggiore controllo (di fronte ad una catastrofe) rispetto a coloro che non ne soffrono.
Molteplici, come sempre nei film di Lars von Trier, le allusioni all’arte, il film si apre infatti con il preludio a Tristano e Isotta di Richard Wagner e durante tutta la pellicola spesso viene citata e mostrata, sotto vari aspetti e punti di vista, Ofelia, il personaggio dell'Amleto, aristocratica danese dell'opera di William Shakespeare, fidanzata del principe e morta suicida dopo l'abbandono di lui. Sia la locandina del film, che una delle scene della lenta ma suggestiva introduzione, mostrano l'attrice protagonista, una stupefacente e bellissima Kirsten Dunst, lasciarsi trasportare dal fiume proprio come Ofelia nell’omonimo e ben noto dipinto di John Everett Millais del 1852, mostratoci poi anche in una successiva scena proprio da Justine, quando apre uno dei libri d’arte nella biblioteca del cognato.
E’ comunque facile intuire che Melancholia, questo pianeta blu della distruzione, altro non è se non la depressione, la malinconia che affligge gli uomini, in modo così netto e deciso che arriva a distruggere il pianeta in cui essi vivono, allontanandoli dalla zona di confort costruitasi e lasciandogli, a difesa, solo una capanna di rami e amore. Lars von Trier, ancona una volta, si fa provocante provocatore di un'opera ben costruita, capace di affligere d'angoscia come solo lui attraverso le sue opere è capace di fare.
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