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Radice quadrata di tre

Regia di Lorenzo Bianchini vedi scheda film

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La recensione su Radice quadrata di tre

di maghella
8 stelle

Tre giovani studenti di un Istituto Tecnico Industriale, Max, Nico e Asma, decidono di introdursi di notte nella scuola per sostituire dei compiti fatti mali con quelli corretti e rimediare così ad una sicura bocciatura.

Durante la prima «spedizione» Asma sparisce, Nico e Max andranno a cercarlo nella notte successiva, non sanno che rimarranno imprigionati anche loro nei sotterranei della scuola, vittime di una oscura setta satanica.

Ottimo esordio alla regia per Lorenzo Bianchini al suo primo lungometraggio, con questo horror completamente autoprodotto (proprio come dice la scritta iniziale nei titoli di testa, cogliendoci un stizza di orgoglio), costo complessivo del film: £.600.000 delle care vecchie lire.

Il film è ambientato nell'Istituto Tecnico Industriale «Arturo Malignani» di Udine, città di Lorenzo Bianchini e di tutta la troupe che partecipa al film, gli attori non sono professionisti ma semplici amici del regista, che con impegno e tanto divertimento si sono prestati per i diversi ruoli.

Completamente in dialetto friulano, con sottotitoli in italiano, il film ha partecipato e vinto la sezione «fiction" del «Mostre del Cine Furlan". Il dialetto ha permesso ai giovani attori di sentirsi più liberi nella recitazione, dando alla loro interpretazione una impronta quasi di improvvisazione, molto realistica e spontanea.

Gli effetti speciali sono davvero modesti, «fatti in casa», con stinchi di maiale sanguinolenti e fili di nylon che spostano porte e sedie, ma il risultato è notevole e del tutto dignitoso.
La buona capacità del regista (nonché sceneggiatore, montatore, scenografo e ovviamente produttore) è quella di valorizzare al massimo i pochi mezzi che ha a disposizione senza voler strafare, quindi ci sono pochissime scene di sangue, pochissime scene che avrebbero preteso effetti speciali, ma molta, molta costruzione del pathos grazie alla ottima ambientazione scolastica. L'enorme edificio scolastico (il più grande in Italia pare) con i suoi corridoi sotterranei, i bagni e i vari archivi diventa una sorta di Overlook Hotel di provincia per i poveri tre studenti, che si ritrovano a combattere più che con i membri di una setta satanica, contro le loro angosce e le loro paure.

Già con «Suspiria» avevamo conosciuto una scuola gestita da streghe, qui, nella provincia udinese non sembrano essere da meno, con professori alquanto sospetti di «diavolerie» che escludono quasi per «magia» dall'appello il primo studente scomparso senza che nessuno li avesse informati ancora dell'accaduto.

Forse qualche lungaggine di troppo su alcune sequenze, ma è la prima opera del regista che in qualche caso pare davvero compiacersi nel descrivere i particolari della sequenza per sottolinearne l'angoscia.
Buona anche la sceneggiatura che coraggiosamente utilizza flash back nella storia, con rimandi a scene precedenti per collegare tutto ad un risultato finale che è davvero di effetto e ben riuscito.

Nel film ci sono ovviamente molte scene che ricordano o citano (forse) film più famosi: «Suspira», «Shining», «La casa dalle finestre che ridono» e «Eyes wide shut» ma lo stile del giovane regista, anche se con tutti i limiti della prima opera, già si nota, ha le idee chiare, ha la consapevolezza dei mezzi limitati che ha a disposizione e li riesce a valorizzare al massimo, riesce a dirigere gli attori e a costruire le situazioni con notevole capacità.

Una scena che mi è piaciuta tantissimo: Max (un bravissimo Massimiliano Pividore, che lavorerà ancora nei successivi lavori di Bianchini) rimane imprigionato nello scannafosso della scuola, il cunicolo diventa sempre più stretto, un budello che lo stritola come se fosse un serpente, la macchina da presa che fino a quel momento inquadrava il ragazzo da dietro inseguendolo, improvvisamente lo riprende dall'alto, Max ormai stretto nella morsa delle quattro mura alza le braccia al cielo gridando disperato.
Di lui non si saprà più nulla: inghiottito e digerito da quella scuola che tanto odiava.

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