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Silvio Forever

Regia di Roberto Faenza, Filippo Macelloni vedi scheda film

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La recensione su Silvio Forever

di FilmTv Rivista
6 stelle

«Bisogna saper sorridere perché se uno non ha lo spirito aperto all’ottimismo...» (Silvio Berlusconi). E allora sorridi Silvio, nessuna censura, si fa per ridere, o forse no. Sia pure non autorizzata questa sorta di autobiografia non è dichiaratamente ostile, contro, ma senz’altro è venata di ironia. Grande attesa intorno a Silvio Forever, come ai tempi di Forza Italia!, film di montaggio ante litteram e profetico, sempre opera di Roberto Faenza e di due giornalisti (allora, era il 1977, Padellaro & Rossella, ora Rizzo & Stella). Docufilm, il primo, sulla Prima Repubblica e, per chi ha occhi per vedere, sulle nefandezze della Dc. Due opere legate a doppio filo, due fotografie, la seconda il sequel dell’altra. Avrebbe voluto scattarla prima Roberto Faenza, ma come fai a fare una foto se i protagonisti non stanno fermi nell’inquadratura? Poi tutto ha cominciato a ruotare sempre più intorno a lui. Solo a lui. Ossessivamente a lui. Immagine inamovibile che ha reso possibile lo scatto. Non una parola contro, ancora una volta. Solo immagini di repertorio, solo la sua voce, o quella di Neri Marcorè, fedele all’originale. Sprigiona un malessere insostenibile ascoltare tutte insieme le parole dette, contraddette, ridette, dai tempi di Milano Due, Fininvest, del Milan. E poi della politica. Non c’è la voce degli oppositori, c’è solo quella di Berlusconi, poche battute affidate a giornalisti e comici. La sintesi? «Dice delle balle che sono grandi come case, e alla fine credi che siano balle vere» (Dario Fo). La prevalenza della ripetitività (nella parola, nel gesto), dell’autoelogio («Ci so fare», «Sono il più bravo»), dello slogan («Vergogna!», «Sono il sogno di tutti gli Italiani!»). «Per una strana alchimia, il popolo tutto giustifica, tutto concede al suo Imperatore» (Veronica Lario), leader-megafono che sembra aver intercettato e amplificato comportamenti e valori preesistenti. Si esce storditi. La verità è ancora più sfuggente. Qualcuno, ancora una volta, non avrà occhi per vedere, questo è certo.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 13 del 2011

Autore: Cristina Borsatti

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