Regia di Kira Muratova vedi scheda film
Il cinema di Kira Murtova si assopisce. Nei suoi film, almeno nei pochissimi che ho visto, c'è sempre qualcuno che cade nel torpore. Ricordate il professore narcolettico del pesantissimo (quasi inguardabile) "Sindrome Astenica"? Qui invece ci sono due fratellini, ma non sono gli unici che si addormentano nel corso del film. Addirittura, il film stesso "si addormenta", come nell'interminabile sequenza del supermercato, dove il tempo pare ristagnare. Se Tarkovskij era in grado di "scolpire il Tempo", la Muratova è una delle poche registe in circolazione ad essere capace di "fermare il Tempo". La Russia di oggi è un sogno/incubo nel quale si ricade costantemente. L'Unione Sovietica non è nemmeno un lontano ricordo: pare che non sia mai esistita. E allora forse il sonno dei personaggi è una reazione inconscia per mettersi al riparo dalla visione di un Paese senza passato, senza identità, senza Storia. "Melodie per organetto", titolo estremamente evocativo, ha però anche la caustica ironia e la leggerezza sibillina di uno Iosseliani, nel tratteggiare, in bilico fra crudeltà e buffoneria, la miseria morale della Russia contemporanea, le contraddizioni, l'assurdo quotidiano. Un film che apre gli occhi, si abbandona alla poesia più melanconica e alle trovate più surreali, per poi addormentarsi placidamente.
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