Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film
Nicola Ranieri è un imprenditore torinese dei giorni nostri confrontato ad una dura crisi economica e personale. Le banche gli chiudono i classici rubinetti, deve far fronte alle legittime rivendicazioni delle maestranze, sospetta una relazione extraconiugale da parte di sua moglie, è cordialmente detestato dalla suocera, che detiene i cordoni della borsa, ma dalla quale non vuol accettare alcun aiuto. Una situazione drammatica che sfocia in un finale tragico quanto inatteso. Gli elementi per realizzare un buon film ci sono tutti, ma il risultato è inferiore alle aspettative. Nonostante l’ennesima grande prova attoriale di Pierfrancesco Favino, infatti, il film non decolla, sfiora temi delicati come la condizione del lavoro nell’Italia di oggi, il cinismo della finanza, la visione che abbiamo degli immigrati, senza aggiungere molto a quanto visto recentemente in molte altre pellicole. L’ambientazione torinese è suggestiva, la fotografia molto meno. La scelta di un colore che rasenta il bianco e nero mi lascia perplesso, una sensazione provata quando vidi “Nuovomondo” (2006) di Emanuele Crialese. Purtroppo, gli attori che si cimentano al fianco di Pierfrancesco Favino non reggono il confronto e, in alcuni frangenti, si rasenta la recitazione da sceneggiato televisivo. La colonna sonora di Andrea Morricone mi ha fatto sorridere. Emulazione di papà, senza alcuna inventiva. Il sussulto chabroliano finale è indovinato, conferisce al film un finale piuttosto soprendente, ma tardivo. Tre stelle che sono in realtà due e mezza.
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