Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film
Carolina Crescentini e Pierfrancesco Favino in piena forma in un film ben fatto. Giuliano Montaldo ha il grande merito, ancora una volta, di mostrarci crudamente la realtà e gira un bel film in cui predomina e colpisce il colore dominante della pellicola: un grigio invadente, interrotto qui e là da oggetti colorati che fanno risaltare ancor più l’amara verità di questi tempi difficili simbolicamente rappresentati appunto dalla fotografia. Un’azienda ereditata dal padre sull’orlo della bancarotta fa da sfondo alla storia di un uomo che cerca di salvare con ogni mezzo la creatura di suo padre e il posto di lavoro dei dipendenti. Ma cosa fanno oggi le banche per risolvere i problemi finanziari di un’azienda in difficoltà? Rischi non ne vogliono correre e aiuti non ne danno, lo si legge tutti i giorni. E le fabbriche chiudono. Poi c’è da salvare anche il matrimonio abbastanza in crisi e lui, Nicola, passa le giornate rincorrendo capitali freschi per la sua fabbrica e contemporaneamente pedinando la moglie per capire cosa stia succedendo tra due persone che si sono sempre amate. A me il film è piaciuto abbastanza e spero che la Crescentini d’ora in poi abbia più possibilità di soggetti decenti per dimostrare ancora la sua bravura, in quanto in questo film è all’altezza di Favino. L’impegno civile nel cinema di Montaldo è cosa risaputa e anche questa volta parla con stile asciutto e preciso di quello che accade oggi nella nostra società. Il finale è incoraggiante e vorrei tanto che lo fosse anche per il futuro della nostra povera Italia.
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