Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film
La grande crisi economica degli anni Duemila vista dalla parte dei padroni. Il quarantenne torinese Nicola (Favino) ha ereditato dal padre un'azienda che produce pannelli solari di nuova generazione. Con l'acqua alla gola e il rischio di chiudere bottega, l'uomo si rivolge a una banca, quindi sguinzaglia un suo avvocato ambiguo (Scianna) in Germania nel tentativo di concludere una trattativa avventurosa con i tedeschi vendendo parte della quota azionaria. Ma il racconto si tinge prima di rosa, quando la bella e ricchissima moglie di Nicola (Crescentini) sembra aver ingaggiato una storia con un garagista romeno (Gabia), e poi di giallo (e qui non diremo il perché).
Da sempre acutissimo osservatore della storia italiana, anche stavolta Montaldo non si lascia scappare l'occasione per mettere in scena un dramma di straziante attualità, nel quale il confine tra finanza e strozzinaggio legalizzato è davvero labile. Lo fa con un registro elegante e un ritmo narrativo incessante, peraltro scegliendo una soluzione cromatica originale grazie alla fotografia grigiastra e decolorata di Arnaldo Catinari. Peccato che il film inciampi in qualche schematismo di troppo (siamo in piena green economy con tanto di imprenditore dalle buone intenzioni e c'è pure l'immigrato orgoglioso) e che il finale ci regali un colpo di scena esageratamente spettacolare, che toglie credibilità a un racconto che per tanti altri versi fotografa benissimo il presente.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta