Regia di Arthur Penn vedi scheda film
Missouri fu concepito come una pura e semplice operazione commerciale: si trattava di fare un film con Marlon Brando (il mostro sacro, da poco riconsacrato al cinema impegnato con Ultimo tango a Parigi e Il padrino) e Jack Nicholson (l’astro della New Hollywood), diretti da un regista intellettuale come Arthur Penn. Basato su un copione contenente molte delle figure classiche del western, dal ladro di bestiame al latifondista, fino al giustiziere al servizio del secondo (oltre che di sé stesso), il film serve ancora una volta da grimaldello a Penn per svolgere un discorso sui temi che gli sono cari. Il regista ci parla, infatti, della violenza originaria degli Stati Uniti d’America: ma quale età dell’innocenza, sembra sostanzialmente voler dire Penn, guardate cosa succedeva nelle nostre praterie alla fine dell’Ottocento. Ma ci parla anche, di nuovo, di quel gruppo umano, nel quale i rapporti sono spesso distorti, che è la famiglia (qui l’attenzione del vecchio Braxton per la figlia è certamente incestuosa) e ci parla, infine, dell’impossibilità di certi soggetti di sfuggire al proprio destino: i tentativi di Tom Logan di dimenticare i propositi di vendetta e trasformarsi in contadino per amore di Jane Braxton naufragano di fronte alle provocatorie indagini del regolatore Lee Clayton. La “tecnica di combattimento” di quest’ultimo, fredda e tecnologica (non esclude lo sparare all’avversario da lontano, magari alle spalle, senza guardarsi negli occhi, e senza lasciare alla vittima il tempo di una frase o di un’ultima preghiera), rappresenta l’avanzare nel West della modernità. Ed infatti, in una delle scene più significative del film – uno dei quattro duetti tra Brando e Nicholson – quando il regolatore si trova nudo nella vasca da bagno e il bandito gli punta la pistola, il primo “disarma” il suo avversario semplicemente voltandogli la schiena. E, mentre l’interpretazione del ruolo di killer da parte di Clayton ricorda quella con la quale fu fatto fuori John F. Kennedy (una sorta di tòpos ricorrente del cinema penniano), l’uccisione secca e silenziosa del regolatore ricorda la tecnica guerrigliera dei vietcong. Tra i possibili rimandi di Missouri, la somiglianza più evidente è con Pat Garrett & Billy The Kid (1973) di Sam Peckimpah, un regista per molti versi affine a Penn: entrambi, da punti di vista diversi, hanno mosso guerra a Hollywood e questa li ha seppelliti – purtroppo! – con gli effetti speciali di film come Lo squalo e Guerre stellari.
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