Regia di Arthur Penn vedi scheda film
E' un film non lento ma tranquillo, con dialoghi e atmosfere interessanti e riusciti. Penn dirige un film tutto sommato introspettivo e meditativo, di cui oggi si è prorpio perso lo stampo. L'azione, che procede senza sosta ma anche senza fretta, è velata di malinconia, e va verso un finale amaro e crudo. Così è l'impressione, infatti, quando viene rappresentato l'odio della peggior specie, quello di chi, cioè, preferisce morire pur di uccidere l'oggetto della propria avversione. Tuttavia il film è molto lontano dal cinismo e nichilismo assoluti di Pekinpah, e si lascia guardare molto volentieri. A contare non sono tanto l'azione e gli inseguimenti, ma gli sguardi tra i personaggi, i dialoghi, i momenti di silenzio dopo questi ultimi. Non ci sono buoni e cattivi: i ladri sono pur sempre ladri, ma non sono negativi fino in fondo; il paladino della legge, invece, ammazza a sangue freddo senza neppure porsi il problema se sia giusto; anzi è sadico; il proprietario terriero, da parte sua, fa forse una figura ancor peggiore del regolatore. A proposito, Brando sa essere veramente antipatico. Bravi tutti, ma il vincitore è Nicholson.
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