Regia di Francesco Patierno vedi scheda film
Si scrive spesso che il cinema italiano risenta di una carenza d'idee e di copioni a dir poco imbarazzante, che si producano sempre lo stesso tipo di film unicamente allo scopo di far cassa, che non sia concesso il giusto spazio (e budget) alle nuove leve, che non esista una nuova generazione di autori (Garrone, Sorrentino, Diritti, sono solo miracolose eccezioni) e così via. Tutto vero. Inequivocabilmente vero. A maggior ragione dopo aver fatto i conti con un film come "Cose dell'altro mondo". Il punto è che pellicole come questa irritano ancor più dei soliti cine-panettoni, da quelli perlomeno sai esattamente cosa aspettarti. Il lungometraggio di Francesco Patierno, invece, parte da un assunto potenzialmente interessante per poi essere semplicemente abbandonato a sé stesso. Cosa succederebbe se da un giorno all'altro, nel nostro paese, sparissero tutti gli extra-comunitari? Quali sarebbero le reazioni della gente, magari in un prototipo di roccaforte leghista? Quali le conseguenze sull'economia e sulla vita di tutti i giorni? Domande che rimangono essenzialmente senza risposta perché regista e sceneggiatori si limitano a gettare lì la questione senza prendere alcuna posizione rilevante, limitandosi ad elaborare un paio di dinamiche sentimentali - nemmeno troppo interessanti per inciso - e facendo recitare col pilota automatico interpreti che in media meriterebbero di meglio (Lodovini e Mastandrea in primis ma anche Abatantuono che sul tragicomico fa ancora la sua bella figura). Scelta autoriale? No, troppo comodo. Pressioni politiche? Mah, la mancanza di nerbo è tale che dubito qualcuno si possa essere sentito minacciato dalla pellicola. Cosa rimane? Mancanza di coraggio e svogliata approssimazione. Garanzia di (certo) made in Italy.
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