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Cose dell'altro mondo

Regia di Francesco Patierno vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Cose dell'altro mondo

di hallorann
2 stelle

Le polemiche scoppiate durante le riprese e alla vigilia dell’uscita di COSE DELL’ALTRO MONDO si possono riassumere in “molto rumore per nulla”. La Lega sentendosi colpita dal soggetto ha pensato bene di creare un polverone inutile e pretestuoso (come sua consuetudine) per attaccare a testa bassa come il toro imbizzarrito che si vede all’inizio del film. Nell’odierno Veneto l’imprenditore Mariso Golfetto ha una rete televisiva locale in cui personalmente si diverte a lanciare strali e insulti contro gli immigrati, questi sono la forza lavoro primaria della sua piccola fabbrichetta, i colf di lui e della moglie Marta, la prostituta di colore a cui è particolarmente affezionato. Gli altri personaggi sono Ariele, un poliziotto che ritorna in Veneto dalla madre anziana e demente assistita da una badante rumena. Laura una maestra ex di Ariele che ora sta con un operaio di colore e da cui aspetta un figlio e che nella sua classe ospita diversi alunni stranieri. Al termine dell’ennesima provocazione televisiva di Golfetto si scatena un temporale e il giorno dopo spariscono tutti gli immigrati. La fabbrica CAME di Mariso si ferma, Ariele va nel pallone per la madre, Laura è orfana dei suoi alunni ben integrati e dell’amato Nadim. Il poliziotto, che al distintivo preferisce brandire la pistola, finge di occuparsi della sparizione per tornare alla carica di Laura perché ancora innamorato. Pentimenti, riti propiziatori, appelli accorati e clamorosi rinsavimenti non faranno tornare gli amati/odiati extracomunitari in terra veneta. Toccherà all’ipocrita imprenditore partire con un camion, guidato da un minorenne, alla ricerca di “negri” per le dune del deserto.

Molto rumore per nulla soprattutto per i risultati deludenti, per l’occasione sprecata e per il potenziale socio-politico del soggetto buttato alle ortiche. COSE DELL’ALTRO MONDO dell’ex promessa Francesco Patierno (PATER FAMILIAS) è una favoletta sterile che esaurisce in fretta l’idea cardine della scomparsa degli immigrati quali risorse imprescindibili della nostra società e del solito, banale ricco e ipocrita Veneto o Nord-Est. I personaggi ne sono uno specchio, non essendo né carne né pesce si smarriscono ben presto, non sono caricature e nemmeno stereotipi. Probabilmente perché Patierno si tiene lontano dal “modello” BENVENUTI AL SUD e da altri eventuali modelli di commedia, alla Davide Ferrario per esempio. Ibridi sofisticati. No, qui si raggiunge (per modo di dire) l’inconsistenza e regna la confusione più completa nei toni e nei ruoli. Come nella testa del poliziotto di Valerio Mastandrea che pur bravo non sa nemmeno lui dove va a parare, tra una madre prima in stato di demenza senile e poi talmente lucida da insultarlo e aprirgli gli occhi sulle sue responsabilità. Sì ma quali poveretto! La maestra Valentina Lodovini scopriamo verso la conclusione essere figlia dei coniugi Golfetto: loro parlano in veneto (o perlomeno ci provano come Diego Abatantuono e Sandra Collodel, a tale proposito meglio l’autoctono Vitaliano Trevisan, tassista ultrarazzista), lei no. Forse è stata una precaria alla rovescia che non ha lavorato al Nord per fare punteggio, mah! Golfetto vorrebbe essere un mix dell’ex sindaco sceriffo Gentilini di Treviso e Giorgio Panto, ma è una mezza macchietta in cui il Diegone milanista interpreta sempre se stesso come a CONTROCAMPO o nelle ultime commedie fasulle di Salvatores. Che noia!

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