Regia di Francesco Patierno vedi scheda film
Landa negli ultimi vent'anni incensata per l'operosità e la forza trainante di un'economia molto più attiva di tante altre regioni italiane,il Veneto,per poter raggiungere tale status,è arrivato alla bizzarra combinazione di una mentalità quasi reazionaria assai avversa ad immigrati (ovviamente non si sta parlando di tutti i veneti,sia chiaro) e meridionali di ogni dove,però infine ben disposta ad ospitare appunto tali categorie di persone perchè offrono una gran forza-lavoro,e fanno lavori che agli italiani,non è un luogo comune,non piace più fare. A Venezia "Cose dell'altro mondo",favola allegorica in chiave di commedia,ha ottenuto entusiastici applausi,ma come gli altri italiani proposti al Festival,in sala non ha raggiunto grandi incassi,nonostante le buone recensioni ottenute e un pò di polemica sorta sull'inquadrare i veneti come potenziali razzisti,poi Abatantuono ha rilasciato interviste volte a smorzare tensioni e malintesi (meno male,e uno come Borghezio allora che dovrebbe fare,inginocchiarsi sul sale in diretta?):terza regia di Francesco Patierno,ha probabilmente nella mano non sicurissima di sè del director il suo maggior difetto,con qualche tempo morto e soprattutto un finale "a bandone",tirato giù un pò goffamente che pare troncare il racconto e non risolvere le questioni di fondo. Si sorride con le tirate scatenate dell'industrialotto che lancia anatemi in tv Abatantuono,e si simpatizza con gli apparentemente distanti "ex" Valerio Mastandrea e Valentina Lodovini,e la storia regge bene il surreale che si sprigiona dal momento in cui gli stranieri scompaiono.Però,che peccato che "Cose dell'altro mondo" non sostenga fino in fondo la potenziale forza dell'apologo,quasi un'estrosa invenzione alla Gianni Rodari,che avrebbe potuto rendere il lungometraggio una chicca da riscoprire in futuro.
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