Regia di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo vedi scheda film
Il regista René Ferretti è un idealista che aspira a progetti impegnati senza avere il talento dell'autore né il carattere per imporsi, restando perennemente impantanato in sceneggiati televisivi di quart'ordine. Fuggito dall'ultimo squallido set sbattendo la porta, passa mesi in forte stato depressivo tra gli insulti di quella che fu la sua troupe, rimasta inattiva a causa sua. Fino a quando Sergio, il direttore di produzione, non gli propone la riduzione cinematografica de La Casta, il libro inchiesta di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella sui privilegi della classe politica italiana. Convinto di avere finalmente l'occasione della vita, René sogna in grande e si getta a capofitto nell'operazione, ma si trova a fare i conti con il tempo ristretto, il budget ridicolo, e la schizofrenia del sistema cine-televisivo italiano.
Tratto dall'omonima serie tv di culto, Boris si propone come un'istantanea goliardica e pungente del mondo dello spettacolo, ed ha il suo punto di forza nella miriade di personaggi che la abitano, da Stanis, l'attore incapace ma pieno di sé al punto di irrompere nel mezzo delle riprese per imporre contro la volontà del regista il proprio Gianfranco Fini in cravatta rosa, ai tre sceneggiatori, scansafatiche abilissimi nell'improvvisare gli stratagemmi più fantasiosi per lavorare il meno possibile, da Arianna, l'assistente alla regia lavoratrice indefessa che al film preferirebbe un ristorante perché ha bisogno di dedicarsi a "cose serie", a Marilita Loy, la diva nevrotica insicura e letteralmente svociata dalla depressione che gira con nel portafogli la foto del padre da morto.
Prevedibile e paradossale per scelta, Boris convince per tutta la prima parte, mostrando però presto la corda, perché la sarabanda di sketch e gag che si inseguono non sempre gode della dovuta amalgama, conferendo al tutto un progressivo senso di approssimazione, e finendo per disperdere il ritmo nel baccano infernale causato dalla (comprensibile) voglia di strafare dei tre registi e sceneggiatori Giacomo Ciarrapico Mattia Torre e Luca Vendruscolo.
Di conseguenza, nonostante gli interpreti esibiscano la giusta verve (impagabile Francesco Pannofino, ottimo per mimica e tempi comici, nei panni di René), e nonostante diverse scene strappino più d'un sorriso (tra tutte la trovata dell'8x12 attraverso cui René/Pannofino riesce ad ottenere il massimo dall'attrice "cagna maledetta" Corinna/Crescentini), Boris cede alla distanza, dopo un'ora scarsa s'ingolfa, si siede, caracolla, arrivando con il fiato corto ad un epilogo fiacco frettoloso e grossolano.
Peccato, poteva essere un'ottima commedia italiana, è solo un film corale simpatico e ambizioso ma riuscito a metà.
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