Regia di Benedek Fliegauf vedi scheda film
Rebecca e Tommy si conoscono da bambini sulle spiagge del Mare del Nord tedesco e una reciproca intesa nasce subito tra i due, ma lei deve seguire la madre a Tokyo. Passano dodici anni e Rebecca (Eva Green) ritorna e il rapporto con Tommy (Matt Smith) rinasce immediatemente. Il destino si frappone ben presto a interrompere, in maniera beffarda e tragica, la loro relazione ma a questo punto subentra l'ingegneria genetica e tutto ha di nuovo inizio!
'Womb' (grembo) è il quarto film del regista ungherese (scopriamo così che la cinematografia magiara conta altri cineasti oltre al grande Bela Tarr) Benedek Fliegauf ma certamente il più conosciuto: il merito maggiore dell'autore sta nel dirigere una trama, scritta da lui stesso, che passa da una prima parte sostanzialmente mélo, ad una seconda, tutto sommato fantascientifica, in cui il tema centrale è quello della clonazione, senza colpo ferire, in maniera disinvolta.
Fliegauf immerge gli attori protagonisti nell'ambiente che li circonda, facendo di loro un tutt'uno con il paesaggio, il cui elemento basilare è l'acqua, simbolo principe della (ri)nascita e della vita che ha un suo corso, una sua evoluzione, lunga o breve che sia, ma che grazie ad un intervento 'esterno', può addirittura rincominciare quando non tutto è andato come volevamo.
'Womb' è un'opera fatta di corpi che mutano con il trascorrere del tempo - vediamo Rebecca e Tommy bambini, poi adolescenti ed infine giovani adulti - ed il grembo del titolo non è soltanto quello materno di Rebecca che contiene il frutto di un esperimento genetico andato a buon fine dal punto di vista meramente scientifico ma che poi risentirà in modo inevitabile delle 'conseguenze dell'amore' trascorso ma di certo fa riferimento ai tanti involucri di cui il film è disseminato, come le strane abitazioni dove è localizzato il racconto, la scatoletta dove viene conservata la lumaca o la penisola stessa in cui il film si svolge, che fa si che le vite dei protagonisti siano in una sorta di limbo.
Il film contiene un ulteriore pregio nel non fare un pedante trattato sulla dicotomia favorevole/contrario alla clonazione ma procede su altri piani di lettura.
Venendo ai difetti infine, se per tre quarti della sua durata il film fila via in maniera perfetta, nella parte finale, quando tutto è svelato, si avverte un certo impaccio nel chiudere la storia: Fliegauf propende per un finale tutto sommato 'facile', che riduce parzialmente la portata di quanto mostrato sino a quel momento.
Da ricordare la scena dell'incidente, per la maniera brusca, secca e imprevista con cui è girata, facendo ricorso ad un uso raffinato del fuori campo, la bellezza sublime di Eva Green e lo sguardo, tra lo sbarrato e l'attonito, di Matt Smith.
Voto: 7,5.
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