Regia di Benedek Fliegauf vedi scheda film
Due bambini s’innamorano, poi si separano. Lei, dopo anni, torna, ritrova lui, lo riama, lo riperde. Ma l’amore è più caldo della morte: così lei lo clona, portandoselo in grembo, crescendolo come un figlio, soffrendo per questo amore che ha cambiato forma. Fliegauf riscrive il mondo: partecipando a un dramma intimo e struggente, lo spettatore è invitato a provare la propria morale, a ridisegnare le coordinate etiche secondo una realtà dove è consentita la clonazione, dove i tabù che strutturano la società (l’incesto, per esempio) si sono geneticamente modificati. E in questa richiesta c’è un atto d’amore e fiducia nel pubblico. Sopraffino manierista, tra i massimi giovani talenti europei, Fliegauf sa che in ogni inquadratura si posano toni, umori, moti d’anima. E dunque ripropone, mentre gli anni scorrono e i corpi cambiano, gli stessi punti macchina, cercando i detriti d’emozione sedimentati dal tempo. Evoluzione del mito di Edipo, Womb è Sci-Fi contemplativa, tarkovskijana, interessata all’uomo, alla carne viva e morente, alla biologia, è un’opera imperfetta dipinta con insana grazia pittorica, conscia che la ripetizione è una forma di cambiamento, orchestrata intorno a simboli perturbanti (il dinosauro giocattolo, la lumaca, gli scarafaggi, gli animali forse estinti) e abitata da due interpreti semplicemente sublimi. Perché sanno implodere o esplodere di dolore, non sottraendosi mai alla propria grottesca, ambigua, inquieta natura.
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