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Scream 4

Regia di Wes Craven vedi scheda film

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La recensione su Scream 4

di ROTOTOM
8 stelle

A Woodsboro si muore, ma non di noia.

Undici anni dopo si torna nella cittadina di Woodsboro per l’anniversario delle stragi del killer Ghostface. Ricorrenza trasformata per l’occasione in una sezione collaterale di Halloween in cui Jack ‘o Lantern viene rimpiazzato dal mascherone bianco dalla faccia sciolta in un urlo muto.

 

Scream è l’unica serie cinematografica, a memoria, portata avanti dallo stesso autore, Wes Craven, il papà di tutto lo spavento moderno da  quando nel 1972 con L’ultima casa a sinistra – contemporaneamente ai degni compari, Hooper, Cronenberg e Carpenter - , fondò il new horror che si distaccava completamente da quello degli anni 60 ancora incentrato sul gotico della Hammer. Se Romero e Polanski rispettivamente con La notte dei morti viventi e Rosemary’s baby nel 1968 diedero il colpo di grazia ai sinistri manieri dalle porte gracchianti portando l’orrore in quella che era una contemporaneità urbana ancora non toccata da diavoli e mostri, Craven anticipa il disagio dei redneck abbandonati nelle campagne depresse – Le colline hanno gli occhi (1977)– e la furia repressa dei borghesi – L’ultima casa a sinistra-. In seguito affronta praticamente ogni tipo di orrore arrivando al successo planetario con la creazione Nightmare (1984) e del suo mostro abitante nei sogni, Freddie Krueger. Sono gli anni dell’edonismo e dell’apparire negli Usa, le famiglie si sfasciano e il mostro di impossessa dell’ultimo baluardo vergine della gioventù , il sogno, violandone l’innocenza.

 

La cultura del cinema horror riveste un’importanza fondamentale nella creazione della saga di Scream nata e cresciuta per diretta filiazione dall’immaginario orrorifico già consolidato negli appassionati.

Scream 4 , sceneggiato da Kevin Williamson, come tutti i film della serie è un gradevolissimo esercizio di metacinema applicato al genere dell’orrore, o meglio di quella branca del cinema della paura che riguarda lo slasher , ovvero la presenza in un dato luogo di una serie di personaggi che uno alla volta verranno fatti fuori dal pazzo di turno. Possibilmente con l’uso di armi da taglio e nei modi più fantasiosi possibili. La particolarità di questo genere è la ripetitività della base narrativa che conta sull’esperienza acquisita dallo spettatore per inventare sempre nuovi modi di eliminazione dei personaggi in modo da essere a suo modo sorprendente. Il genere, come definizione, è già di per sé metacinema, il già visto che si rinnova con piccole sostanziali idee è la solida base sulla quale montare le storie. Le serie di Halloween, Venerdì 13Nightmare funzionano così. Scream 4 non fa altro che palesare queste istanze metacinematografiche inserendole ontologicamente nel campo narrativo. Nel film si parla di film horror e delle regole per sopravvivere all’interno di essi, la storia ruota intorno ad un cineclub che proietta tutta la serie di Squartati, sette film ispirati ai tragici avvenimenti della cittadina di Woodsboro e tratti da un libro scritto dalla sopravvissuta al massacro. Alle vittime viene chiesto ripetutamente quale sia il loro film horror preferito e per salvarsi dovranno in alcuni casi rispondere a domande inerenti i più famosi killer dello schermo. Ghostface, l’assassino sempre con il mantello e maschera ispirata al Grido di Munch filma gli omicidi per girare il proprio remake dei reali omicidi seriali, quelli mostrati nel primo Scream…..

 

Lezioni di cinema, citazioni, sbeffeggiamenti irriverenti  e sovraesposizioni di finzione e  realtà, l’immagine che si sovrappone ad altre immagini confondendo il vero e il falso ma conducendo la storia nell’unica direzione possibile, quella dell’ultimo sopravvissuto che sarà per forza il cattivo in un gioco ad eliminazione che ricorda i dieci piccoli indiani di Agatha Christie ma con molto più sangue e tantissima ironia.

Perché 11 anni di attesa per questo sequel? Perché le cose sono cambiate, la realtà una volta era divisa tra oggetti di riproduzione di quella realtà  e mondo reale. Ora la tecnologia è invasiva – il film è basato tutto sull’uso distorto dei mezzi di comunicazione – la riproduzione è di fatto l’unica realtà possibile, così come i social network, Youtube, Facebook e Twitter con la conseguente possibilità per chiunque di soddisfare la necessità di apparire, hanno fatto si che tutti appaiano scomparendo nella massa.

Frustrazione, se vogliamo dare una motivazione sociologica all’impianto del film; pretesto narrativo se invece vogliamo solo dare un motore alle azioni dei personaggi, in particolare all’assassino. La dichiarazione di intenti del film è ben rappresentata nell’inizio, geniale, in cui la verità e la finzione cinematografica si moltiplicano confondendo i piani narrativi. Coppie di ragazze pettorute, le vittime predilette nei film slasher, guardano film in cui coppie di pettorute ragazze guardano film in cui ragazze pettorute vengono uccise dal maniaco. Così via  all’indietro fino al piano reale nel quale si muove l’assassino reale. Il bello è che la rappresentazione è la stessa  sia dal punto di vista sintattico che estetico, tanto per ribadire il concetto che la finzione e la realtà sono ormai la medesima cosa, così che il giochino potrebbe andare avanti all’infinito.

 

Anche in questo caso le regole del cinema horror vengono ribadite e aggiornate: se nel primo Scream (1997)  la regola d’oro per sopravvivere – sopravvivere alla castrante società puritana -  era il non fare mai sesso,  ora in clima di esasperato politilically correct, giustamente, per sopravvivere in un film horror si deve essere gay. In ogni caso il nero muore sempre, chi fuma muore male, i meccanismi degli omicidi seriali vengono messi in scena con l’ironia beffarda del già visto decostruito e mostrato nei suoi trucchi. In Scream 4 muoiono quasi tutti, tutti post adolescenti cresciuti a pane, televisione e pc, nell’universo di Scream è totalmente assente la figura del genitore. Muoiono tutti in un frenetico e serrato tritacarne i cui tempi e metodi di realizzazione dei delitti elevano a iperbole astratta la messa in scena, stemperando la crudezza omicida in una divertente, dissacrante, meccanica videoludica.

E’ voluta tutta questa coerenza dell’assurdo, non c’è affatto autocompiacimento nel sangue, siamo lontani dai torture porn – la saga di Saw viene smontata proprio per voce di una vittima - , la verità che viene mostrata è la verità dei film di paura, qualcosa che si ferma sullo schermo e non esce a inquinare la realtà dello spettatore lasciandolo libero di sbizzarrirsi a fantasticare sul citazionismo cinefilo e sulle possibili soluzioni al mistero dell’identità dell’assassino, benchè l’umore, come in tutti i film dell’orrore, sia filtrato dalle tensioni presenti nella realtà sociale contemporanea.

 

Il ritmo è elevatissimo e lo humor nero la fa da padrone, sempre, tanto che in alcuni casi il film sembra avvicinarsi in modo sorprendente al suo partner demenziale ufficiale, quello Scary Movie che ne ha si sbeffeggiato le gesta ma anche moltiplicato all’inverosimile la popolarità proprio per quel gioco metacinematografico che è alla base di Scream. Divertente e scacciapensieri, inutile ribadire solo per appassionati, Scream 4 ripropone lo stesso cast composto dall’eroina Neve Campbell, la tosta Courtney Cox, il fanciullesco David Arquette  e un cammeo di Anna Paquin bionda e pettoruta presente solo per fare una brutta fine. In quale realtà narrativa dovrete scoprirlo voi.

 

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