Regia di Phyllida Lloyd vedi scheda film
Dopo lo strabiliante successo della commedia musicale “Mamma mia!” si ricostituisce la coppia formata da Phyllida Lloyd (regia) e Meryl Streep (protagonista assoluta della scena), questa volte impegnate in un contesto completamente diverso.
Infatti in quest’opera viene tratteggiata l’ingombrante figura di Margaret Thatcher, fornendo un ritratto forte, ma anche intimo (per non dire addirittura senile).
Margaret Thatcher (Meryl Streep) è ormai arrivata al crepuscolo della sua vita e convive con le allucinazioni che la portano a parlare con l’ormai defunto marito Denis (Jim Broadbent), quando i ricordi della sua vita riaffiorano copiosamente.
Così ripensa al suo ingresso nella vita politica, quando alle donne questa strada era preclusa, ai suoi impegni da Primo Ministro, tra la lotta al terrorismo e le scelte economiche spesso discusse con animosità, agli scontri interni al partito conservatore.
Biopic che fa leva su sentimenti contrastati e contrastanti nel raccontare la vita di uno dei personaggi più controversi, ma anche rivoluzionari (dapprima per essere stato il primo capo di un governo occidentale donna) della vita politica occidentale degli ultimi cinquant’anni.
Si parte dalla fine (non la morte in quanto la Thatcher è mancata un paio di anni dopo la realizzazione del film) e non mancano idee che “movimentano” il classico modulo che i film su personaggi storici prevedono come le visioni del marito scomparso, a partire dalla prima quando si trovano a fare colazione (ottima idea di regia che tra l’altro mette subito le cose in chiaro).
Alla lunga però si soffre di troppa frammentazione nel racconto tra salti temporali troppo sostenuti ed anche di alcune ripetizioni di troppo (le allucinazioni potevano essere numericamente di meno), però il ritratto fornito della Thatcher mi ha sostanzialmente convinto, di più quando si muove nella sfera personale e dei suoi principi (fin troppo rigidi) rispetto al frangente delle tante decisioni politiche pesanti che hanno influito nell’evoluzione della Gran Bretagna (e se oggi il tasso di disoccupazione è del 7,7% un po’ lo devono anche a lei ed alle misure che i politici non prendono mai, ovvero quelle che fanno perdere i consensi all’inizio, ma che danno risultati alla lunga) che spesso vengono affrontate solo di striscio (molto spazio per il conflitto nelle isole Falkland, meno per il resto come la lotta all’Ira).
Un lavoro quindi ondivago, discusso e discutibile (ed è anche giusto che sia così visto il personaggio posto sotto la lente di ingrandimento) che personalmente ritengo abbia più pregi che difetti, anche se il risultato complessivo non è sempre brillante e continuo, ma comunque presenta momenti ben ripresi (come il primo ingresso in Parlamento della Thatcher con i dettagli di scarpe e della calca che non possono fare a meno di evidenziare il suo essere corpo estraneo alla situazione) e quella dose di sensibilità (generosa?) che non guasta mai.
Introspettivo.
Dopo il rilassato, e chiassoso, "Mamma mia!" è una sorta di prova di maturità che complessivamente è riuscita a passare, non a pieni voti, ma dimostrando in più frangenti di possedere una buona visione d'insieme e anche qualche tocco di fantasia.
Discreta.
Ruolo angusto, prova di mimesi complicata (e posta sotto i riflettori), risultato per me positivo come solo la migliore attrice su piazza avrebbe potuto ottenere.
Molto brava.
Decisamente toccante per la situazione, anche se ne si abusa un pò troppo, sicuramente all'altezza (e pure qualcosina di più) per la resa.
Con la Streep costituisce una coppia di interpreti di rarissima qualità.
Bravo.
Sufficiente.
Più che sufficiente.
Nei panni della figlia della "Lady di ferro", non sfigura affatto nel suo piccolo.
Più che sufficiente.
Interpreta la Thatcher da giovane e lo fa con buon piglio.
Discreta.
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