Regia di Svyatoslav Ushakov, Inna Evlannikova vedi scheda film
Le bastardine cosmonaute Belka (scoiattolo) e Strelka (freccia) sono state le prime a tornare vive da un viaggio di un giorno nell’orbita terrestre, il 19 agosto 1960, in compagnia di topi, piante e funghi. Dopo la loro morte, i resti sono stati impagliati ed esposti come quelli di due eroine nazionali. La vicenda, narrata dalla cagnetta figlia di Belka che fu donata alla figlia di JFK, è al centro del primo film d’animazione in 3D realizzato in Russia, dove è stato un gran successo. Il racconto – dotato di poco brio, scarso humour e nessuna idea – soprassiede però su come l’esplorazione spaziale sia stata un incubo per gli animali coinvolti, Laika su tutti, sottoposti a numerosi test e crudeltà assortite che qui diventano un addestramento quasi buffo o avventuroso. Oltre allo sgradito sottotesto patriottico a un passo dal film di regime, Space Dogs 3D, realizzato nel Paese che vanta forse la più grande tradizione di animatori al mondo, mette una gran tristezza per come scimmiotta malamente lo standard americano. Tecnicamente infatti la computer graphic risulta assai povera e anche il 3D, solitamente efficace in animazione e in teoria perfetto per le scene senza gravità, non aggiunge nulla, tanto che si può vedere spesso senza occhialini. Ma sarebbe meglio non guardarlo affatto.
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