Regia di Alan Parker vedi scheda film
Un film che non può lasciare indifferenti, probabilmente un po’ ovvio, ma sorretto da una storia di sicuro appeal, scandita da due protagonisti molto efficaci, sia per la diversità dei caratteri descritti, sia per la bravura dei due interpreti che amplificano al massimo le dinamiche del caso (soprattutto Gene Hackman nel ruolo del rude poliziotto è disarmantemente bravo).
La storia parte da un caso di cronaca, ovvero il brutale omicidio di tre attivisti per i diritti degli uomini di colore.
Di seguito troviamo quanto ci si aspetta, ovvero la rappresentazione di un sud retrogrado, dove i modi e gli atteggiamenti verso le minoranze, sono duri e violenti, dove l’omertà domina come una cappa impenetrabile.
Quello che funziona meglio, come già accennato, è l’indagine condotta da due caratteri antitetici per modi e costumi.
Gene Hackman è monumentale, Willem Dafoe da sostanza e la visione, seppur prevedibile nello sviluppo, riesce a catturare pienamente l’attenzione dello spettatore.
Certo non un film d’autore (alla regia Parker, discontinuo e sempre diverso nei temi come pochi, e non sempre questo è stato un bene, anzi), ma un prodotto ben confezionato, commestibile per un pubblico ampio ed in grado di indignare e sollevare la coscienza popolare.
Un po’ scontato, ma dotato di un ottimo ritmo e di diversi elementi in grado di conquistare l’attenzione.
Consigliato.
Non so se più furbo o bravo, in ogni caso fa le scelte giuste e guida con destrezza gli attori in una storia di grande appeal.
Monumentale, in un ruolo che gli calza a pennello.
Queste occasioni lui non le ha mai sbagliate.
Grande!
Spalla molto convincente.
Soddisfacente.
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