Regia di Alan Parker vedi scheda film
Il sud del mondo è un "quadro" conosciuto come sinonimo di degrado sociale e dell'imperante fame.Per un passato di terre conquistate,di egemonie coloniali (e dittatoriali) e strutture deficitarie è un globo dimenticato.Il suo popolo è l'umanita' "dei figli di nessuno" a far da "genitori" sono il crimine e la fame.Uomini che hanno subito (e subiscono) l'orda razziale del colonizzatore bianco, "pulito e candido" un "civilizzatore" di selvaggi.Una ferita lacerante,il simbolo della diseguaglianza civile che alcuni leader di colore hanno combattuto,pagando un prezzo altissimo.Oggi la situazione del razzismo è ancora un tema caldo e attuale.In Italia e nel mondo,gli uomini "del sud" fungono da agnelli sacrificali all'altare dell'ignoranza e della "civilta'" di gente in cui vive lo "stesso" animo e batte un cuore che rende uguali all'occhio divino.Ho iniziato parlando di "figli del sud" come vittime della grettezza di stampo "Borgheziano" o "Calderoliano" per citare novelli Himmler che pullulano tra noi.Uomini dal tratto acefalo che sputano (nel vero senso del termine) o vomitano il loro eruditismo di volgari "tutori politici",da uomo del sud(Italia) non posso che disprezzare quest'apologia macchiettistica di forma uncinata(croce).Ho affermato che il sud è la vittima di tale ignobilta',ma non è sempre cosi,ci sono realta' che sfuggono tale regola,dove il sud è l'aguzzino,quello di questo film,il "meridione" degli Stati Uniti: Il Missisipi del COLORE dell'odio contro chi condivide la tua stessa terra.Una storia iniziata nel 1964 dove tre attivisti dei diritti civili (due ebrei e un nero) vengono brutalmente assassinati dalla "mano divina" del Ku Klux Klan.L'omicidio verra' insabbiato tra la connivenza della "polizia" e la cappa omertosa figlia dell'ignoranza locale.
Ci vorranno due agenti dell' FBI per sollevare il lembo di un quadro dalle tinte fosche insinuato nei gangli di un microcosmo "civile" del viso bianco. Una vicenda diventata film sotto la regia di Alan Parker,dieci anni dopo l'incubo di Billy Hayes nell'inferno delle carceri turche,il regista inglese racconta il sud statunitense dalla maschera bifolca.Un ottimo quadro analizzante le convergenze sociali del tema razzismo.La pellicola evita le distanze retoriche,entrando con la macchina da presa all'interno di un microcosmo i cui protagonisti si contrappongono.Da un lato c'è l'FBI ,Hackman e Dafoe ,una coppia di sbirri all'hollywoodiana,impossibile non tifare per loro,un unione antitetica resa perfetta dalle interpretazioni monumentali del duo.Hackman è il duro,l'anarchico che "tutti" vorremmo come tutore dell'ordine,Dafoe è il perfettino,il ligio al dovere,che segue le regole.Ai due si (contra)oppone il popolo dell'ignoranza,capeggiata dall'odioso sceriffo(I) Brad Dourif e dal sindaco Lee Ermey/"Hartman" che svestiti i panni di sergente schizzo/esaltato,indossa quelli di sindaco filo-Klu Klux Klan.La punta dell'iceberg del dramma sociale vive in due "elementi" contornati dai "tutori" del ceppo bianco:poliziotti,uomini politici,operai e contadini,la cappa umana buia,come il COLORE della pelle su cui sputano proclami e brutale violenza.Il merito del regista è rendere noi spettatori pervasi da un emotivita' al fiele dilatante nello spazio di un piccolo centro urbano,una comunita' agricola,dove l'egemonia regna nei mascherati dal viso pallido.La gente di colore del Mississipi è figlia centenaria dello schiavismo,vivente in un ambiente che la fotografia "nebulosa"(vincitrice dell'oscar) esalta nell'ideologia stupida di poveri esaltati.Parker "stilizza" egregiamente ogni aspetto sociale del film,in ogni passaggio e dialogo c'è la forza del pensiero giusto e liberale incarnato dagli agenti dell'F.B.I (sopratutto Dafoe e non solo).Nel populismo bifolco e buio s'illumina un qualcosa:la moglie dello sceriffo Dourif una donna che "ha sposato l'odio", quasi un qualcosa da ingerire col naso tappato e in religioso silenzio.Francis McDormand è stupenda nel dar vita ad una donna pura e "libera" la voce giusta in un pensiero ottuso.Una donna che paghera' duramente per aver infranto un muro d'omerta'.
"Mississipi burning" è una pellicola utile,un dramma civico che non risparmia nulla,raggelante nella violenza ai danni d'innocenti che piegano la testa alle ingiustizie vedendo morire le loro case (o chiese) in fiamme infernali.Il film è questo: una nevrosi sociale impressa nell'animo e sfilata nel contenuto che pecca di eccessivo didascalismo.I critici di FilmTv hanno assegnato per questo una sufficienza,immeritata secondo me,per l'ottimo docu-cinema,la potenza recitativa dei personaggi,e la solidita' scenica.Parker attinge a piene mani nel "sangue" delle vittime,rendendo la visione pregna di umanita'.La frase di un pastore al funerale di un ragazzo di colore ne è la metafora: "Cosa aveva di diverso quel ragazzo? aveva lo stesso sangue dei bianchi!!" una filologia potente nella sua retorica,ma un degno slogan per la difesa sui diritti umani,un eco che rimbomba in coscienze ottenebrate in un finale col sapore pregno di Fratellanza.....
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