Regia di Massimiliano Bruno vedi scheda film
Con il tempo ho notato che c’è una caratteristica, neanche troppo latente, nelle commedie italiane: la necessità di voler sempre e comunque enfatizzare il perbenismo. Questo priva, inevitabilmente, la pellicola dello spessore e del carattere necessario a differenziarsi dalle altre, ecco perché le commedie (e spesso non solo quelle) nostrane, finiscono sempre per essere tutte uguali.
Non si discosta da questa caratteristica il film d’esordio da regista di Massimiliano Bruno che, pur possedendo una trama di spessore, con l’intendo di inseguire il perbenismo, finisci per cadere nella trappola dei luoghi comuni, tanto odiati dai cinefili.
Paola Cortellesi, insignita in questa occasione del David di Donatello come miglior attrice protagonista, dimostra di avere tutte (o quasi) le carte in tavola per essere considerata un’attrice di un certo spessore, non me ne voglia se in certe scene avrei preferito ci fosse Micaela Ramazzotti, in una scena in particolare il volto della collega mi è apparso letteralmente al posto della cara Paola. Segno questo che, per quanto possa provare ad essere credibile, per quanto il suo volto si presti anche a ruoli che non siano necessariamente comici, la Cortellesi ha bisogno ancora di strutturare la sua recitazione.
A rendere tutto più evidente ci si mette pure Anna Foglietta. La sua interpretazione nei panni (e nemmeno troppi) della prostituta d’alto borgo Eva, è incantevole. Nel senso che ogni spettatore, indifferentemente dal sesso di appartenenza, resta incantato dal suo modo di inscenare il personaggio; palesemente superiore, in più di un’occasione alla collega protagonista.
E nonostante risulti sempre piacevole la presenza di Rocco Papaleo, breve ma essenziale, quasi un cameo, non sempre finisce per essere necessaria, come il resto del cast lascia il tempo che trova, laddove lo sviluppo dei personaggi è volutamente scarno.
Essendo un esordio alla regia, forse non è necessario essere poi così esigente, direte voi, ma considerando che “chi ben comincia è a metà dell’opera” dico io, Massimiliano Bruno ha confezionato una pellicola di quelle che io chiamo meteore, destinata dunque a passare per poi finire nel dimenticatoio; dimostrando comunque di poter essere almeno un regista con una certa capacità di fondo sviluppabile, volendo.
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