Regia di Helma Sanders-Brahms vedi scheda film
Veramente amara questa cronaca autobiografica di guerra e dopoguerra in Germania. Solo l'ultima inquadratura lascia un barlume di speranza e una flebile consolazione dopo tutte le disgrazie e i drammi raccontati. In complesso è certamente un film dignitoso, anche se io ho notato una certa approssimazione tematica e di sceneggiatura nell'ultima parte. Infatti, dopo aver mostrato diversi momenti di tenerissimo amore coniugale (benché con i distinguo da parte di lei), senza spiegazione e senza mostrare il cambiamento, sembra che il marito non ami più la protagonista. E si comporta di colpo nel modo più cinico e crudele. Con i distinguo penso alla ritrosia della donna ad avere rapporti sessuali col marito che pure aspettava ansiosamente. Poi all'improvviso implora amore, che pure il marito le ha dato fino ad allora.... Insomma, manca qualche snodo narrativo. Nelle sue intenzioni il film mi pare un durissimo atto di accusa al nazismo e alla Germania stessa che vi si sottomise, così duro da addebitargli anche lo sfacelo della società e dei singoli del dopoguerra. Anzi, la regista sembra sostenere che il futuro della Germania è praticamente disperato proprio a causa del passato nazismo. Senza nulla togliere alla condanna del nazismo, questo ritratto nero quasi assoluto mi sembra un po' troppo pessimista, perché la Germania è riuscita poi comunque a risollevarsi. Affondo della RFT e acclamazione della RDT? Forse. Un'altra cosa. Ho trovato nel film un luogo comune della sinistra del dopoguerra, cioè l'asserita vicinanza tra nazismo e cristianesimo. Chi lo sostiene dimentica l'irriducibile inimicizia tra i due, la persecuzione dei cristiani e i loro internamenti nei lager, come pure il progetto del Führer di eliminare dalla terra anche i cristiani, oltre che gli ebrei.
Bella la musica. Deve esser diventata famosa, perché la conoscevo già pur non avendo visto il film.
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