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The Eastwood Factor

Regia di Richard Schickel vedi scheda film

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La recensione su The Eastwood Factor

di barabbovich
6 stelle

Dopo 29 film (che in realtà sono 31, considerando Breezy e Vanessa) da regista e un successo ormai conclamato di pubblico e critica, Clint Eastwood diventa finalmente oggetto di un documentario che ne ricostruisce filologicamente la carriera (in realtà esiste un precedente per il solo pubblico francese, Clint Eastwood, le franc tireur). Affidato all'amico Morgan Freeman (con lui sul set de Gli spietati, Million dollar baby e Invictus) il compito di raccontare le tante sfaccettature della carriera di Eastwood e allo stesso regista-attore quello di narrare aneddoti su molti dei suoi film, il documentario procede cronologicamente senza guizzi, restituendo un ritratto nitido ma anche un po' piatto del protagonista. Il quale cominciò, lo sanno tutti, con qualche fortunata serie televisiva nella quale, nemmeno a dirlo, faceva la parte del duro. Che fu Sergio Leone, con la trilogia del dollaro, a dargli fama mondiale è anch'essa una notizia di pubblico dominio. Meno nota è forse la collaborazione continuativa con gli studi della Warner bros., al cui interno esiste un settore nel quale sono racchiusi migliaia e migliaia di costumi di scena usati in tutti i film di Eastwood, da quello da predicatore de Il cavaliere pallido a quello da astronauta di Space cowboys. Ha invece il sapore del saggio antologico e critico l'avvistamento di alcuni elementi topici del suo cinema, primo fra tutti il fatto che nei suoi film le pistole spesso sono scariche (nel senso che al momento culminante qualcuno rimane senza pallottole) e che gli è molto caro il tema della resurrezione, con personaggi che riappaiono all'improvviso.
Nella carrellata di una carriera lunghissima non possono poi mancare i riferimenti all'ispettore Callaghan, i fiaschi clamorosi (Honkytonk man) ma anche la consacrazione da parte di una critica che dopo essere rimasta a lungo scettica anche davanti al tentativo di riscrivere il western (come ne Lo straniero senza nome), si è ricreduta proprio grazie a un altro western (Gli spietati) fino a conferirgli il massimo suggello grazie al triplo oscar di Million dollar baby.
Lo sapevate, poi, che Flags of our fathers e Lettere da Iwo Jima sono stati girati contemporaneamente in Islanda, oggi una scena per l'uno, domani una per l'altro?

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