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The Dynamiter

Regia di Matthew Gordon vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su The Dynamiter

di alan smithee
8 stelle

Torino Film Festival 2011, sabato 26 novembre. Festa Mobile-figure nel paesaggio. Un ottimo inizio per quella che rimane la rassegna piu' varia e composita di questo festival cinefilo. Opera schietta e sincera catapultata nella grande, spesso desolata e abbandonata provincia americana, tra immensi campi di mais, fieno imballato e un suadente Mississipi che e' molto piu' che un placido e ammaliante sfondo da cartolina. Un quindicenne sveglio e di carattere, abbandonato dalla madre fuggita in California, deve pensare a se', al fratellastro decenne dolce ed indifeso, alla vecchia nonna muta e non piu' autosufficiente, e tenere a bada il fratello piu' grande, un ventenne ora sbandato, ex promessa del football, che vive di furtarelli ed espedienti ai danni delle insoddisfatte giovani mogli che raccoglie per strada grazie al suo fisico prorompente.
La scuola e' finita e l'estate e' ormai gia' nell'aria. Il nostro protagonista tuttavia deve trovare un lavoro per mantenere la sua disastrata famiglia. Viene inoltre sorpreso a frugare negli armadietti dei compagni ma l'umano professore che lo smaschera, anziche' sospenderlo e pregiudicare ulteriormente la situazione gia' non facile, gli assegna per contrappasso il compito di scrivere un diario a tema libero su cio' che fara' durante il periodo di vacanza.
Il film e' un resoconto lucido e a tratti sinceramente commovente di quella difficile estate, di una responsabilizzazione di fatto estremamente prematura in quanto obbligata dalle circostanze, di una giovinezza bruciata dalle inflessibili responsabilita' della vita.
Una macchina da presa sicura e decisa incede con insistenza ed efficacia sulla differente fisicita' dei tre fratelli, sui corpi modellati o in formazione o ancora acerbi di ognuno di loro in relazione all'eta', ma non meno sui caratteri dei rispettivi soggetti che, in questo caso, non corrispondono sempre alle caratteristiche anagrafiche legate all'eta': il piu' grande e' un ragazzo rovinato per sempre dalle drammatiche vicessitudini della propria condizione familiare (si considera uno sconfitto gia' da prima di essere stato concepito, solo per il fatto di provenire da una madre come la sua), il piu' piccolo potra' forse salvarsi grazie alla lungimiranza di un professore che ha occhi per vedere i problemi veri e non solo quelli legati alla scuola; il nostro protagonista invece sceglie la via della fuga come unica possibilita' di riscatto in un'America che premia la volonta' e il carattere, ma che inevitabilmente privilegia chi gode di basi solide e sicure.

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