Regia di Shunji Iwai vedi scheda film
Una storia triste e lontana dagli standard del genere
Un titolo che potrebbe lasciar presagire un film pieno di creature dai canini sporgenti che si massacrano a vicenda, bagni di sangue e gli orrori più disparati si rivela invece solo il soprannome del protagonista di un film che "non è un film di vampiri". Simon è un professore di biologia che vive con la madre malata di Alzheimer, convinto di essere un vampiro e che, per colmare il suo "bisogno" di sangue, va in cerca delle sue prede attraverso una community di internet in cui scambiano corrispondenze persone stanche della propria vita. Così si trasforma in carnefice e vittima e si ritrova in una situazione ambigua e in equilibrio tra il donare e il togliere: da una parte soddisfa il desiderio di una morte indolore delle vittime ignare della sua vera natura, dall'altra si prende la loro vita, cercando sempre di non soddisfare la sua voglia malata con la sofferenza altrui, lui non vuole uccidere nessuno, ma approfitta soltanto del desiderio di suicidio altrui, addirittura assicurandosi della veridicità del disagio esistenziale, al contrario di un altro strano individuo che si crede un vampiro, che non esita a massacrare (e non solo) la prima donna che incrocia nella scena più cruda e sconvolgente del film. Kevin Zegers interpreta il protagonista con sentimento, mettendo in disagio anche lo spettatore tra lunghi silenzi e risposte incomplete, contribuendo alla malinconia di fondo di questo lungometraggio catalogato come horror, ma che sorprende per la sua unicità e per la sua stranezza. Nonostante sia un pò lento, regala una storia davvero originale, nata dalla mente del giapponese Shunji Iwai ("Love Letter", "April Story"), che dirige e compone anche le musiche, davvero tristi e azzeccate per l'atmosfera. "Vampire" è il frutto di due idee e un fatto di cronaca: Iwai ha fuso l'idea di un uomo che si crede un signore della notte e quella di omicidi consenzienti, nati dall'accordo tra uccisore e ucciso; poi in Giappone è successo davvero un caso simile alla prima idea. Il film sa incuriosire già dalla prima scena on the road, che ci mostra lo struggente desiderio di una giovane di passare al meglio la sua ultima giornata, e non a caso è stato selezionato ai festival di Shangai, Berlino e al Sundance. E a chi va il merito di aver portato nel Belpaese un gioiellino sui generis del 2011? Alla colossale Midnight Factory, ormai diventata un marchio di garanzia e qualità per i fan del genere orrorifico. Un film anticonvenzionale e in fondo delicato, che potrebbe non accontentare ogni spettatore, ma che si distingue comunque dal mucchio del panorama cinematografico horror. E ci tengo a sottolineare che non stiamo parlando di un parente di "Twilight".
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