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Tropa de Elite 2 - Il nemico ora è un altro

Regia di José Padilha vedi scheda film

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La recensione su Tropa de Elite 2 - Il nemico ora è un altro

di OGM
8 stelle

Violenza e corruzione, oltre ogni limite. L’odierna società brasiliana è retta da un sistema fatto per proteggere i detentori del potere, che è marcio fino in fondo. Le forse politiche, la polizia, i narcotrafficanti fanno parte di un unico giro criminale, che non conosce regole, se non quella della  conservazione dello status quo, costi quel costi. Questa è la piaga, profondamente radicata nel Paese, e apparentemente inestirpabile, contro la quale si trova a combattere, da solo, il tenente colonnello Roberto Nascimento. I suoi avversari sono i suoi colleghi ed i suoi superiori, così come i governanti dello stato di Rio De Janeiro, ai quali è chiamato a rendere conto. Purtroppo, nonostante i suoi sforzi strenui e coraggiosi, quell’uomo è l’incarnazione dell’impotenza. Rimosso dagli incarichi operativi, perché accusato di incapacità nel gestire la situazione durante una sanguinosa rivolta nel carcere di massima sicurezza della capitale, è costretto a proseguire la propria lotta da una scrivania, come funzionario responsabile del servizio intercettazioni. Formalmente, ha in mano la chiave di accesso a tutti i segreti, però gli viene impedito in ogni modo di pervenire alla verità. Nascimento, sulla base dell’esperienza sul campo, è in grado di intuire, dedurre, ipotizzare, ma non è messo in condizione di tradurre le sue conclusioni in certezze provate. Il  suo racconto in prima persona, affidato alla voce narrante, è intriso di rabbia, che riflette, sul piano intimistico, quella sadica furia con cui le organizzazioni malavitose, sparse sul territorio, difendono i propri interessi, falciando la vita di chiunque si frapponga ai loro obiettivi. Nelle favelas si spara con fucili da guerra: raffiche di mitragliatori fanno strage nei vicoli dei sobborghi malfamati, come in un videogame in cui la vittoria si misura col numero dei nemici uccisi. Delinquenti e poliziotti applicano la stessa logica barbarica, quando sono legati da rapporti di connivenza, ma anche quando si trovano su fronti opposti. Il tiro al bersaglio è l’unica maniera per fare piazza pulita, di coloro che sono diventati scomodi rispetto ai progetti  criminali da mettere in opera, ma anche di coloro che infestano le strade con le loro attività illegali e pericolose per la collettività. Il Far West è scatenato dalla rivalità tra bande, come dall’esigenza di ripristinare la sicurezza in una città precipitata nell’inferno del dominio mafioso. La devastazione morale è diffusa in maniera così uniforme da escludere un’eventuale distinzione tra i mezzi impiegati: la giustizia ed il suo contrario imbracciano le stesse armi, con identica freddezza e ferocia, come avviene nelle situazioni estreme, in cui l’emergenza autorizza a superare il confine tra il bene e il male. La denuncia di un deplorevole stato di cose può essere affidata alla mera rappresentazione dei fatti, urlata dagli stessi eventi, e questo è, probabilmente, il modo più efficace di farla parlare:  le critiche morali ed i proclami ideologici sono soltanto espressioni di punti di vista individuali, destinati a perdersi nella bolgia in cui tutto è regolamentato dalla legge del più forte. Diogo Fraga è un attivista dei diritti umani, che si espone in prima persona per porre fine ad un conflitto che si risolve in uno spargimento di sangue, senza portare alcun vantaggio per il miglioramento della convivenza civile. Il suo impegno non serve a nulla, se non a procurargli popolarità, fino a fargli conquistare un seggio nel parlamento federale, che gli darà la possibilità di amplificare i suoi slogan, ma non gli consentirà di cambiare alcunché. I colpevoli – tranne singole eccezioni, più uniche che rare – muoiono assassinati, restando dentro al loro  ambiente deviato, dal quale non è possibile strapparli per giudicarli in un tribunale e punirli con la reclusione. Le belve della giungla compiono, all’interno di essa, tutto il loro funesto ciclo vitale: ciò fa parte di una maledizione che condanna una nazione a non uscire mai dal circolo vizioso del potere per il denaro, e del denaro per il potere. Questo processo inarrestabile macera e consuma, con gli scoppi fiammeggianti dei suoi terrificanti fuochi d’artificio, prima le vittime innocenti,  poi gli stessi carnefici, sacrificati al cannibalismo del mors tua vita mea. Nel film di José Padilha l’arte cinematografica si identifica con l’assenza di intermediazioni nella raffigurazione di un istinto bestiale privo di qualsiasi parvenza di umanità,  e disciplinato soltanto dagli abietti meccanismi del profitto e della prevaricazione. Nell’epilogo del film, il commento fuori campo affida il futuro del Brasile ad un miracolo, il solo in grado di innescare un generale rinnovamento etico, partendo da una conversione delle coscienze dei singoli cittadini. Il problema, infatti, è situato al vertice, ma poggia sull’inerzia della base, che soffre senza ribellarsi. I clienti di un ristorante si alzano per applaudire, al passaggio di Roberto Nascimento. Ma l’unica rivoluzione che si realizza, nel Paese, è quella che, a suon di proiettili, attentati e raid di stampo militare, ridisegna, periodicamente, in maniera brutale ed improvvisa, la sinistra geografia del malaffare.

 

Tropa de Elite 2 ha rappresentato il Brasile agli Academy Awards 2012, nel concorso per il miglior film straniero.

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