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Tomboy

Regia di Cèline Sciamma vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tomboy

di laulilla
8 stelle

La sensibilità di Céline Sciamma per i problemi del mondo infantile (che il suo ultimo bellissimo e favolistico Petite Maman conferma) si manifestava dieci anni fa con questo film che con delicatezza osserva la difficile ricerca della propria identità sessuale di Laure, che non ama vestirsi come le bambine della sua età.

 

 

 

Di solito, si dedica poca attenzione ai problemi dei ragazzini pre-adolescenti, che attraversano un momento della loro esistenza  considerato generalmente tranquillo e pacifico, col conforto della psicanalisi che ha definito quel periodo della vita un'età di "latenza" della sessualità.

Un'indagine in quella latenza, tuttavia, può scoprire molto spesso il fuocherello inquieto che cova sotto la cenere.

L'occhio attento della brava Sciamma, la regista di questo film, ha scrutato scavando nella "latenza" di Laure (Zoé Héran), ragazzina di soli dieci anni, consegnandoci il bellissimo ritratto di una bimba che è un po' maschiaccio, non essendo particolarmente attratta da modelli di femminilità vezzosa e civettuola, che sembrano invece sedurre la sua coetanea Lisa (Jeanne Disson), la vicina di casa che, scambiandola per un bambino, la introduce ai giochi della combriccola dei maschietti della zona. Così, per tutti, Laure aveva assunto il nome maschile di Mickaël e aveva cominciato a giocare con i bambini suoi coetanei.

L'equivoco in cui la piccola Laure si era illusa di vivere a lungo era stato possibile perché il recente trasloco dei genitori l'aveva catapultata in piena estate, quando non si va a scuola, in un quartiere sconosciuto: la ripresa della scuola l'avrebbe  costretta a uscire allo scoperto, con sollievo della madre, preoccupata dal comportamento della sua piccola, che ama teneramente e che non vorrebbe vedere canzonata dai compagni di giochi e di scuola.

 

Colpisce, di questo piccolo film, la finezza accurata con cui viene indagata la faticosa ricerca di Laure per definire la propria identità sessuale, colpisce anche l'attenzione affettuosa e delicata con la quale vengono descritti i rapporti fra Laure e i suoi familiari (particolarmente riuscito mi pare il ritratto di Jeanne interpretata da Malonn Lévanna, la tenera sorellina briccona, complice divertita delle sue monellerie).

Gli attori bambini sono magnifici e il film, nonostante la sua esilità, merita più di una riflessione, oltre che una visione attenta.

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