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Un poliziotto da happy hour

Regia di John Michael McDonagh vedi scheda film

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La recensione su Un poliziotto da happy hour

di ROTOTOM
8 stelle

The guard è un piccolo grande film, una commedia acida e triste che monta il disagio esistenziale su una storia di guardie e ladri. The guard è infatti la guardia, il sergente Boyle – Brendan Gleeson - , nell’Irlanda pacifica, isolata e razzista che guarda il resto del mondo con fastidio. La routine borderline del grezzo scostante e politicamente scorretto sergente, dedito all’uso saltuario di droghe e alle prestazioni più che occasionali di discinte fanciulle prezzolate, è sconvolta dall’arrivo dell’agente Everett dell’FBI americano alla ricerca di trafficanti di droga.

Scontro di culture e diverso senso dell’etica e delle regole sono il cardine su cui ruota un film dal sorprendente anima nera anche se le situazioni tirano alla demistificazione dei generi ai quali il film fa riferimento. Gangster macchietta ma non ridicoli, acculturati e malinconicamente tristi. Due protagonisti opposti speculari cacciati loro malgrado in una storia pulp che sembra rifarsi al primo Danny Boyle,  guarda caso il nome del protagonista.

 Il noir classico fa capolino nella solitudine cavalleresca del protagonista che attraversa i viottoli di campagna con la stessa famigliarità di un private eye di Los Angeles, nella pupa da aiutare, nella doppiezza che caratterizza quasi tutti i personaggi .  Il film vive di caratteri molto ben definiti sospesi in un tempo dilatato dove violenza, sarcasmo e una strizzata d’occhio alle derive tarantiniane è più che visibile. Il pregiudizio verso l’altro, lo straniero americano – Don Cheadle – è foriero di battute acide più per dovere di rude accoglienza piuttosto che per ostilità. Un sottile velo disperazione ammanta tutta la storia, solitudini e alienazione fanno capolino stemperando gli aspetti grotteschi in un piccolo teatro del dolore.

The Guard è omologo, per diretta parentele dei registi, i fratelli Martin e Michael McDonagh, al cult movie  In Bruges, dove bricconi professionisti riscoprivano entrando in contatto con l’amena cittadina belga un senso etico e filosofico dell’esistere che li salvava dalla perdizione. In questo caso è un tutore della legge ingombrante e ambiguo a risalire la china dell’onorabilità quando nella sua contea la banalità del male sembra avere il sopravvento. Senso della misura e sottrazione, regia solida che tiene sotto controllo il film fino al finale aperto, The Guard è un divertente e amaro film irish-pulp, una sorpresa.

N.B. L’uso del titolo originale The guard, è d’obbligo. Il patetico e fuorviante titolo italiano, irripetibile nella sua idiozia, instilla seri dubbi sulle capacità commerciali dei distributori italiani. Viene il sospetto che i film non li vedano affatto. O non li capiscano proprio. Che aprissero un’edicola allora, o facessero gli idraulici. Che c’è tanto bisogno.

 

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