Regia di Iciar Bollain vedi scheda film
"Anche la pioggia" fa riferimento a quanto segue:
"È il 2001, la Bolivia è governata da Hugo Bazner. Cochabamba è una città a 2500 metri d’altezza sulle Ande boliviane, dove l’acqua è scarsa e solo il 55% degli ottocentomila abitanti è allacciato all’acquedotto.
[...]
Il governo stipulò la legge 2029 che concedeva ad Agua de Tunari il monopolio di tutte le risorse idriche, inclusa l’acqua usata per irrigare i campi e altre risorse idriche che precedentemente non erano controllate dal consorzio municipale, giungendo fino al paradosso per cui la popolazione avrebbe dovuto richiedere un’autorizzazione per raccogliere l’acqua piovana.
In seguito alla stipulazione della legge, il prezzo dell’acqua, bene già scarso nella città, aumentò più del 50%, a causa dei costi di rinnovo della rete idrica. Le tariffe minime mensili arrivarono a 20 dollari, in un paese in cui i salari potevano aggirarsi intorno ai 100 dollari al mese.
La popolazione scese in piazza a protestare, nonostante la forte repressione che causò il ferimento di molti manifestanti e che costò la vita ad un giovane di 17 anni, Victor Hugo Daza.
La morte del ragazzo scatenò l’ira popolare, che prese la piazza centrale della città e le vie adiacenti. La polizia dichiarò che non poteva garantire la sicurezza del consorzio, che lasciò il paese." Tratto da: ilmemoriale.it.
A Cochabamba sull'orlo della rivolta giunge una troupe cinematografica desiderosa di fare un film-denuncia sulla conquista dell'America da parte di Colombo, usando delle comparse locali discendenti dagli indios (e pagandoli pochissimo). Mentre il regista è animato da una motivazione genuina, attori e troupe sembrano avere posizioni varie ma ben definite.
Con l'inizio delle riprese, realtà e finzione si mescolano, come gli attori (comprese le comparse) e i loro personaggi, ma il precipitare degli eventi mostrerà chi veramente aveva una coscienza sociale e chi no.
Ho trovato ottima la regia, che alterna realtà e finzione cinematografica senza confondere lo spettatore, aprendo una sorta di varco spazio-temporale in cui gli universi della troupe cinematografica (novelli conquistatori-sfruttatori) e la conquista spagnola scorrono parallelamente finché non si incrociano e il passato sembra ripetersi, seppure in forma diversa, nel presente. Forse avrebbe meritato più approfondimento il personaggio problematico di Anton-Colombo, ma va bene anche così. Considerando la presenza di praticamente tre linee narrative (includendo la rivolta per l'acqua), c'era già molta carne al fuoco. Da vedere. 10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta