Regia di John Ford vedi scheda film
In Manciuria, in quel dimesso "ultimo lembo di mondo", non c'è spazio per le grandi storie. E difatti questo è un racconto angusto, chiuso tra le pareti immaginarie di un rifugio entro cui il respiro della civiltà cerca affannosamente di restare in vita. Il campo delle riprese è stretto, quasi lo sguardo di John Ford avesse paura di incrociare il vuoto, vasto ed incolmabile, la cui presenza si avverte tutt'intorno. L'anima di quella remota terra d'oriente è un istinto rustico e virile, un grido primitivo e privo di colore che si manifesta in una disumana e rituale crudeltà. La stessa voce del Vangelo si fa flebile, filtrata da un asciutto senso del dovere missionario: l'universo femminile della piccola comunità americana, costituita da un variegato gruppo di "nubili per forza", è in bilico sull'orlo della sterilità, fisica e mentale, a fronte della quale il silenzioso sacrificio è la sola via di uscita. "Missione in Manciuria" è un congedo cinematografico che sa di amaro disinganno, come una tragedia senza catarsi, il cui finale risolve ma non spiega, conclude ma non salva.
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